Mi Sono Sbottonato! Libro II

Il fotografo Danesin

3 Maggio 2020

Agosto 1959, le prime ferie della nuova famiglia. La Betti aveva sei mesi. L’anno precedente con la Franca incinta eravamo stati a Dobbiaco in un centro ferie che frequentavamo da anni, quasi a voler prolungare la vita da scapoli. La presenza della Betti ci impose una diversa organizzazione più consona ad una famiglia che avevamo programmata numerosa. Dovevamo staccarci dai non sposati perché le esigenze del neonato non sono compatibili con le uscite dei giovani leoni per ferrate e comunque luoghi e faticosi percorsi.

Quell’anno dunque eravamo in ferie in quel di Castel Tesino. Piccolissimo appartamento tutto legno e gerani, lindo odoroso di ordine e silenzio. Sempre al piano terra in un appartamento simile al nostro due coniugi di una cinquantina di anni, senza figli. La signora Fernanda si innamorò della Betti. Anni dopo le fece da madrina, era figlia del fotografo Danesin che aveva lo studio davanti al teatro Verdi, ora piazzetta Terrani, proprio all’altezza del cartello viario. Durante il soggiorno spesso ci trovavamo sulla panchina fuori la porta davanti all’orto anch’esso pieno di fiori oltre che di turgide verdure, tutto era rigoglioso e gonfio: l’insalata, le coste sembravano cardi tanto erano alte, carote, verze e cavoli colorati e forme a non finire, il sedano enorme così come il prezzemolo che era alto almeno 40 cm. Radicchio da cucinare per tutti compresa la capra di casa. Sto divagando.

Io dondolavo la carrozzina e la Fernanda mi raccontava di suo padre, ora ammalato e purtroppo a letto, delle peripezie di guerra, la Grande Guerra del ’15-’18. Fece parte della compagnia sciatori, la prima costituita ufficialmente, che combatté sul Col di Lana all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo, l’immenso teatro di battaglie e scontri, gallerie, il Paterno. Castel Tesino in Valsugana era territorio di confine e quindi spesso si veniva a parlare di fatti di guerra. Mi fece incontrare suo padre molto ammalato per cui poco ho potuto parlare con lui, ma quel poco ho potuto confrontarlo proprio sul campo al Col di Lana sulle tracce di trincee che ancora si leggevano sul terreno, alcuni spuntoni di roccia che servivano da riferimento per l’una o l’altra parte in conflitto. Durante le sue descrizioni e rilievi del posto sembrava di sentire il fischiar dei proiettili e il turbinio della neve e sul bordo delle trincee intravvedere le sagome d’uomo di biancovestite che aumentavano le favole alpine sulla presenza di fantasmi.

Per la storia di Menotti Danesin vedi:

http://www.literary.it/dati/literary/d/danesin_luccia/una_famiglia_padovana_di_fotogr1.html

Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” libro secondo, nr163

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  1. È sempre piacevole leggerti, nonno Toni. I tuoi racconti profumano di vero, ci portano lontano in luoghi sereni che riusciamo persino a vedere.
    Raccontaci ancora di bimbi, di donne, di incontri, di vita!
    Grazie

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