Dedicando tempo alle letture, le più diverse, ci si imbatte in scritti davvero interessanti, specialmente se riguardano comportamenti, costumanze, formazione culturale quanto mai primordiali in confronto all’oggi. L’esempio più sorprendente l’ho trovato in un tema scritto da un ragazzo di quinta elementare degli anni cinquanta del secolo scorso. Il succo del testo è condivisibile, è scritto da un ragazzo di mente vivace e sveglia, tecnicamente un disastro a dimostrazione del livello culturale nelle campagne di quel tempo… 14 agosto 2020 – Un tema del 1956
Oggi pubblico due foglietti ingialliti: l’uno dal titolo altisonante “L’ufficio moderno” del gennaio del 1949, sono regole e suggerimenti comportamentali per chi è preposto alla conduzione di persone in ambito lavorativo. Sono norme dettate dal buon senso ma odorano molto di paternalismo, di postura di casta. Lo spirito di questo scritto ho avuto modo di viverlo, dato che ho iniziato a lavorare nel 1946. Ad oggi molto è cambiato, certamente non tutto in senso positivo, come sempre la legge del pendolo prevale purché non sia propriamente alimentata!


L’altro foglio normativo trova origine nel 1872. Si tratta di un elenco di norme radicate nella notte dei tempi, che risentono della presenza dello schiavismo calato in un momento di evoluzione scientifica e tecnologica, l’Illuminismo che stava cambiando il mondo mentre la persona era considerata l’elemento facente funzione a che si realizzi il progresso. Dell’allegato testo riporto la regola numero 5: “dopo 13 ore di lavoro in ufficio l’impiegato dovrebbe passare il tempo restante leggendo la Bibbia o altre buone letture.”
È comunque sorprendente leggere tutte le otto regole per avere l’idea dello stato di subordinazione della categoria impiegati e poi traslare il concetto alle caste inferiori. Non si tratta di cose tanto antiche, pensando che mio nonno materno è nato in quegli anni ed è vissuto in quel periodo. Allego i due fogli originali.