Giorni fa ho letto un lungo articolo di Stella, certo non abbastanza lungo per contenere tutte le cose sottintese dal caustico Gian Antonio. Oggetto del contendere: 13.000 insegnanti in più al sud e 17.000 insegnanti in meno al nord. Il governo con voluta miopia ha disposto il trasferimento degli insegnanti sudisti al nord, sapendo benissimo che due ostacoli insormontabili non ne consentivano l’attuazione:
- Il sindacato non avrebbe mai potuto accettare un simile affronto dopo che si era battuto e aveva ottenuto l’inamovibilità dal territorio.
- L’accettazione di questo piano per i politici del sud sarebbe stato un suicidio alle urne.
A fronte di questa situazione di stallo da buon cittadino quale sono mi sono dato da fare. Ho incontrato un dirigente scolastico di alto rango per informarmi e poi elaborare qualche proposta, se possibile. Dopo i convenevoli e confermate le difficoltà di cui sopra, il mio interlocutore guardandosi in giro sospettoso mi fece giurare che non avrei mai divulgato quanto mi stava per dire, naturalmente giurai su tutti i miei cari per decine di generazioni passate e future.
L’amministrazione scolastica con molta previdenza aveva già elaborato piani alternativi. Anziché spostare 13.000 insegnanti al nord perché non spostare 260.000 studenti al sud? L’indagine di fattibilità ha mostrato sì dei costi aggiuntivi, ma sopportabili. Ha però individuato anche aspetti positivi, vedi il servizio di leva obbligatorio che serviva a integrarsi.
A questo punto il diavolo ci mise lo zampino. Un semplice impiegato di basso rango incaricato di fotocopiare il piano leggendo qua e là rilevò una cosa importante che si premurò di dire al suo superiore e cioè: come potevano i genitori di Marietto di prima elementare, che avrebbero continuato a lavorare al metrò di Milano, alla sera andare a Palermo a raccontare le fiabe a Marietto prima di dormire? La domanda fu uno shock per l’amministrazione scolastica.
Tutti i massimi dirigenti scolastici elaborarono in quattro e quattr’otto un piano aggiuntivo. Perché non spostare il metrò di Milano a Palermo? Oltre a risolvere il problema delle fiabe a Marietto, veniva portata al Sud una struttura importante. Anche questo piano aggiuntivo venne accolto con qualche difficoltà per i costi. Anche questo studio venne dato all’impiegato di basso rango per le fotocopie che anche questa volta ci trovò da ridire. Andò dal suo superiore e disse: “Signor capo, quando Marietto avrà finito la 5° elementare vorrà tornare a Milano, cosa facciamo? Riportiamo il metrò a Milano e dove lo mettiamo visto che i milanesi con la furia del fare se ne saranno già fatto uno nuovo?”. Il dirigente corse subito alla direzione generale del sistema scolastico il quale rimase annichilito dallo shock. Subito si riebbe e cominciò a pensare all’alternativa.
Io però a questo punto posi una mano sulla spalla del mio interlocutore, lo guardai dritto negli occhi e sottovoce gli dissi “Va fan..” e mi allontanai.
Più tardi pensando e ripensando alla cosa mi venne in mente la frase finale di una canzoncina che cantavamo noi balilla negli anni 1937-41 al sabato pomeriggio durante le marce di parata: “l’Italia bella trionferà!”.
E sappiamo bene come finì nel 1945.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” libro secondo, nr. 59