Voglio oggi parlare di schiavitù. Già tre secoli fa un frate raccontava che gli schiavi provenienti dal golfo di Guinea e portati nelle Americhe spesso si suicidavano, sicuri così di tornare a rivivere nella terra natia. Un proprietario schiavista, a fronte della perdita della manodopera, pensò bene di correre ai ripari. Fece tagliare naso e orecchie a uno dei suicidi, facendoli postare su di un palo affinché gli altri schiavi li vedessero, dicendo loro che non potevano presentarsi nella loro terra così menomati! Questo era lo stato di quei popoli malcapitati.
La schiavitù è uno stato sociale che ha le radici nella notte dei tempi. Le piramidi egizie, Babilonia, il mondo greco devono la loro grandezza al lavoro degli schiavi. Roma costruì il suo impero con il lavoro coatto dei popoli vinti portati in catene nella capitale.
I conquistatori europei, spagnoli, portoghesi, francesi, inglesi, olandesi usarono lo schiavismo per secoli. Anche l’Italia tentò con poco successo l’avventura in Etiopia macchiandosi di stragi inumane.
Tale premessa per dire che lo schiavismo ha lasciato una scia di miseria sia nei territori di provenienza che di arrivo degli schiavi, dove furono considerati alla stregua di bestia da soma.
Ancora oggi vediamo le conseguenze di quei tragici fatti. Un esempio di questi giorni. Haiti nel 1804, sulla scia della Rivoluzione francese, ottenne l’indipendenza dalla Francia. Dovettero però risarcire della perdita i padroni degli schiavi, quantificata in 150 milioni di franchi d’oro. Con l’andar del tempo quel debito si moltiplicò per gli interessi dovuti alle banche francesi e poi americane subentrate nei diritti, fino a creare ad oggi un debito di 115 miliardi di dollari. Un peso finanziario impossibile da sopportare per un popolo tra i più poveri del mondo, oltretutto segnato da catastrofi bibliche tra le quali l’ultimo terremoto del 2010 che rase al suolo ogni cosa. Certo molti errori hanno fatto gli haitiani nel tempo, rendendo ancora più difficile l’economia del loro paese. Si è venuta così a creare una nuova forma di schiavitù altrettanto inumana, quella dei nuovi schiavisti chiusi nei grattacieli delle banche. Le sommosse di questi giorni in Haiti sono da condannare, ma come lottare contro un nemico senza volto… quale altra via hanno?
E noi occidente libero civile che cosa facciamo oltre che incassare gli interessi del loro debito?
Come detto in altre occasioni non vedo soluzioni che non siano utopistiche.
Mi sto chiedendo come possiamo noi mondo civilizzato pretendere la trasformazione verde, la ristrutturazione termica delle nostre abitazioni decisa dall’Europa quando per molti popoli le case sono catapecchie di lamiera e cartoni. Sono confronti estremi che mostrano uno stato di fatto dai contorni surreali.
Noi benpensanti che abbiamo goduto dello spreco energetico ci lamentiamo dei tanti paesi che non seguono le nuove normative, dimenticando che per più di un secolo noi ci abbiamo sguazzato dentro, senza rendercene conto, ma così è stato ed ora è tempo di pagarne lo scotto.