Anche questo raccontino è stato scritto e messo da parte e poi casualmente ritrovato: “I miei fratelli”. Eravamo tre fratelli, io 1931, Luigina Cici 1932, Vittorio 1934. Con una decina di anni di differenza è nata Giannina, la quarta. Essendo il più grande per età e la seconda una femmina ci fu sempre un grande distacco tra noi. Io ero il riferimento per i genitori per qualsiasi compito. Sembrava che gli altri fossero in famiglia per caso e non coattori famigliari. Ero io che la domenica andavo via col papà, loro a casa con la mamma. Io per i lavoretti di casa o per i servizi fuori casa, fare la spesa e altro. Neanche mi sognavo di dire di far fare qualcosa anche a loro. Nell’emergenza loro erano preminenti, tanto io dovevo, e forse, sapevo cavarmela da solo. Con i bombardamenti a me veniva detto: vai e aspettaci lì! In quanto loro genitori dovevano accudire ai piccoli! Per questo non mi sentivo trascurato, era giusto così! Negli anni a seguire questo distacco si è accentuato.
Con l’età adulta ci siamo riavvicinati per ragioni varie. Con mia sorella Giannina, suora, ho avuto un contatto costante, finché era in stato monacale e successivamente, ormai anziana, perse la vista, che mantenni finché ho potuto fisicamente. Con la Cicci ho sempre avuto una buona frequentazione, si era sposata giovanissima e gli impegni familiari di entrambi, assai stringenti, non concedevano molto spazio. Con Vittorio invece ci siamo molto avvicinati in età avanzata. I suoi impegni di lavoro erano incredibili. Negli ultimi vent’anni ci siamo avvicinati anche per pesanti disgrazie. In un incidente di lavoro ha perso un braccio e in un altro ha perso la vita Carlo, suo figlio. Le disgrazia avvicinano! Ora mantengo contatti con Pia, sua moglie, e Roberto, l’altro figlio.