Il tempo che fu era caratterizzato dalle regole, fossero queste dovute alle leggi che l’uomo si dava per potere e dovere convivere senza farsi strada con la forza. Purtroppo spesso venivano eluse, dando vita anche a tremendi contrasti. C’erano poi le consuetudini, le regole non scritte, ma non per questo meno rispettate. Erano, le consuetudini, quei comportamenti, in particolare nella famiglia, nati dalle esperienze degli avi atti a compiacersi in seno alle comunità ristrette oppure tra le piccole comunità lontane tra loro. L’esempio classico sono le “regole” delle comunità montane, che altro non sono che le consuetudini ataviche nate da generazioni e riportate sulla carta e quindi in leggi, nate per autodeterminazione dei capi famiglia depositari della saggezza. Sono le guide che hanno consentito le politiche lungimiranti che i tempi della natura richiedono.
Il classico esempio sono la piantumazione e il taglio degli alberi. Chi pianta il bosco sa con certezza che non sarà lui a tagliarli, bensì i figli e nipoti che godranno del lavoro dei padri.
In questi pochi e stringati pensieri sono descritte le regole del convivere che io ho conosciuto e rispettato. La “prudentia” era la dote del principe, del buon governante virtuoso. Attualmente il mondo gira alla rovescia, sempre di più è apprezzato l’uomo politico, il governante che osa travalicare i limiti, così come fanno gli adolescenti guidati da incoscienza e incompetenza che devono perciò essere condotti dagli adulti a valutare le conseguenze del proprio agire. Oggi più che mai ogni confine è superato dei politici che spaziano senza orizzonti promettendo l’impossibile pur sapendo di non poter mantenere la parola data. Regna sovrano il “me ne frega”, “meglio un uovo oggi che la gallina domani”, facendo finta di non sapere che mangiando il gallo si perderà anche la gallina!
L’esempio classico che rimane nella storia fu il grido di Di Maio, cinque stellato doc, che gridò dal balcone del palazzo del governo “Abbiamo sconfitto la povertà!” con il reddito di cittadinanza che, accoppiato al bonus dei 110%, hanno portato fuori controllo il debito pubblico. Va precisato, a ben ricordare, che il bonus altro non è che l’operazione di ristrutturare la propria casa spendendo 100 mentre lo Stato ti renderà il 110: inaudito!
Tale politica consegna ai giovani la convinzione che il denaro sia un diritto acquisito al momento del parto e non il frutto di un duro lavoro.
Questa deviazione culturale che così facilmente ha attecchito sarà difficile da scardinare se non con un qualche fenomeno traumatico: la rivoluzione da molti auspicata.