Il giornalista Ciro Pellegrino racconta di un suo amico professore che loda un suo allievo/a con un 10 pieno in un compito in classe alla fine dell’anno scolastico accompagnandolo con una nota “non smettere mai di scrivere”, parole che accompagneranno questo studente per tutta la vita come un balsamo. Forse era implicito, ma io soggiungo “di credere nel futuro, di avere speranza”.
Subito la mia memoria scava nell’armadio di ricordi e riporta in superficie un giorno del giugno 1946. Ero dinanzi al tabellone dei voti appeso sull’andito della scuola di avviamento al lavoro in via Brondolo. Erano i voti di fine anno scolastici, per me il terzo, l’ultimo, mi aspettava il mondo del lavoro. Su quel tabellone c’erano migliaia di numeri neri dal quale emergeva in rosso un 10, un papavero solitario dal prato. Fu in quel momento che mi disse “non smettere di studiare”. Fu una carezza al cuore. Ho dovuto attendere una decina di anni prima di ricominciare, sia pure per breve tempo ma sufficiente per piantare in me la voglia di conoscere, e in questi tempi di fine corsa “non smettere mai di scrivere!”