È il giorno del mio compleanno. Sono 92. La giornata non è delle migliori, un male di stagione particolarmente pesante, tanto da oscurare la quota raggiunta, non da poco. Vediamo di superare l’ostacolo.
La Paola stamattina mi ha portato il bar in casa, fuori piove, e prosecco per pranzo. Ho ripreso fiato. Mi sono reso conto di quanto sono fortunato ad essere aiutato in questo momento della vita di naturale difficoltà, la vecchiaia. Mi guardo ora alle spalle, l’ho sempre fatto, per capire se ho saputo cogliere il meglio della vita. Certamente no!
Il meglio, il di più, non esiste se non nei limiti di quanto ho saputo raccogliere al netto degli errori di valutazione, molti, fatti. Molti dovuti alla inesperienza che si matura vivendo. Ero adolescente e vivevo nella società di quel tempo piena di preconcetti, dove esisteva la parola “Peccato” per molti aspetti del comportamento. Non era colpa di nessuno, le regole del vivere evolvono e sempre sarà così. Nella mia ingenuità mi rivolgevo al Creatore, attraverso il mio confessore Don Mariano, dicendo di voler rinunciare alla mia libertà in cambio di non peccare. Don Mariano mi rispose “Troppo comodo”. Perciò fermo il gioco dei sì e dei ma e guardo la realtà.
I risultati del vivere sono dovuti alle tue qualità, ai tuoi sforzi, ma anche all’imprevedibilità. La caduta di una meteora esula dalla tua sfera d’azione. Perciò la morte è la pietra d’inciampo certa temporalmente non prevedibile; bene ha fatto San Francesco a chiamarla “sorella” con la quale convivere con serenità. Questo atteggiamento consente di apprezzare valori venali come un piatto di lasagne con la papera insaporita dal sottile aroma di una spezia esotica! Forse ho chiuso il discorso a tarallucci e vino, ma aiuta a non prenderci troppo sul serio!