diario dalla finestra di casa

6 aprile 2020, Padova

7 Aprile 2020

Finalmente il 4% di incremento di contagiati nella curva di picco degli ultimi sei giorni ha ceduto il passo ad un buon 3,5%. Non c’è il grafico sul giornale che lo visualizza, ma lo vedo con gli occhi del cuore, è un sorso di speranza in più che ci fa aspettare domani con minor ansia. L’unico timore resta purtroppo la stupidità e l’incoscienza di chi ritiene di essere al di sopra delle restrizioni. Boris Johnson, lo stolto, docet! O quell’altro scriteriato che vuole aprire i luoghi di culto per Pasqua e, già che ci siamo, dico io, la gita fuori porta a Pasquetta!

Oggi racconterò di fotografie. Giorni fa ho cercato conferma di un fatto avvenuto nel mio primo viaggio in India. Sfogliando le fotografie, forse un centinaio, depositate con il diario e testimonianze varie ad esso legate, ho scoperto cento altri particolari, oltre a quello cercato, che mi hanno fatto rivivere quel viaggio con emozione e così vividamente che sembrava fosse ieri, sono passati invece 25 anni. Sull’onda delle emozioni ho riguardato le foto dell’Etiopia con lo stesso risultato. Mi riprometto di dedicare nel tempo a rivivere i giorni felici dei viaggi attraverso le fotografie.

Ora arrivo alla riflessione di cui volevo dirvi. Da molti anni la macchina fotografica tradizionale non esiste più, tutto è digitalizzato e ti ritrovi a guardare le foto sul telefonino o su un tablet, con il risultato che ti scorrono sotto gli occhi senza lasciarti il tempo di metabolizzare, di confrontarle, di cogliere i dettagli. Inoltre devo porre attenzione a gestire la tecnologia: taglia-incolla, il cestino, la rotazione, l’ingrandimento, la luce, l’archivio eccetera dopo pochi minuti mi stacco e rinuncio: le foto digitalizzate non mi aiutano a rivivere i momenti felici. Certo oggi è tutto più razionale, pensiamo ai costi ridotti ma non mi è consono. Amici di viaggio mi hanno dato dischetti di foto, alcuni sono ancora nel visionare, ci vuole il computer. Le figlie hanno cercato di attrezzarmi, finché ci sono loro presenti tutto va bene, appena se ne vanno mi ritrovo con una scritta a pieno schermo che mi chiede una cosa in una lingua che non conosco, per cui con un filo di tristezza rinuncio.

Morale: ogni frutto ha la sua stagione e io mi sento come una ciliegia a dicembre!

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