Pasqua. Inattesa o meglio non auspicata ripetizione della Pasqua del 2020, in piena pandemia da Covid-19, facciamo buon viso a cattiva sorte. Parlerò ora di queste due festività singolari che hanno interrotto secolari consuetudini di festeggiamenti religiosi ma anche laici come il ritorno alla luce, al sole, alla primavera, al risveglio della natura. Fino a non molti anni fa all’uscita dall’inverno, periodo difficile per il freddo, per la carenza dei frutti della terra, perciò dalla fame, veniva festeggiato. Questi disagi ora superati dal benessere non impediscono di festeggiare la bella stagione.
Dirò ora come è trascorsa la giornata. La nonna era contenta, ha sentito Marco, Dario e Sidney sono venuti a salutarci dalla finestra. È uscita con Rita per il caffè, c’ero anch’io, in Prato della Valle, poi ci ha raggiunto Federica. Con la Marta si è goduta il sole sull’argine davanti casa. Con Brenda e Carlo in video dal Belgio, con la Paola ha mangiato un uovo sodo colorato come da tradizione a metà pomeriggio. A pranzo pasticcio di funghi, colomba e cioccolato. Io non ho scritto il diario del giorno per condividere i riti Pasquali in San Pietro a Roma alla televisione. I saluti di Betti e la telefonata di Emma. Quando le ho rimboccato le coperte ha detto: “è stata una bella giornata”. Subito ha preso il sonno del giusto!
Faccio una divagazione. In questo periodo di virus che ci ha costretti al distanziamento sociale ho fatto una importante constatazione di apprezzamento delle consuetudini sociali, dello stare insieme. Natale e Pasqua sono giorni simbolo di questi riti. Provo a descrivere il pranzo di famiglia in queste due feste prima della comparsa del virus. Nei giorni prima fervono i preparativi. Il cappone piuttosto che la colomba, il mascarpone con la mostarda, i funghi. I regali, le letterine, i segnaposto preparati insieme. E tanto altro. Il giorno della festa si finisce di cucinare accompagnato dai vari: “Ti sei ricordato che… ?, hai preso quell’altro… ? Eccetera”. Sul luogo festoni alle finestre, tante luci, la tavola piena di ninnoli, i piatti del servizio buono, i bicchieri con lo stelo, le bibite, gli antipasti sfiziosi, tutto in confusione. Ora uno strillo: sedetevi che è pronto! Manca una sedia, prendila di sopra, passami i salatini e gli stuzzichini, non preoccuparti ce ne sono tanti altri! Fermi ora che il risotto è pronto. Zia posso raschiare la teglia del riso? E no sempre tu? Questa baraonda dura fino al secondo giro di caffè poi qualcuno abbandona la tavola per la poltrona vinto dal sonno. Due escono a fumare. I votati al sacrificio tentano di mantenere l’ordine togliendo di mezzo stoviglie sporche, bottiglie vuote, scatole, cartacce. I più forti continuano con bagigi e liquore a discutere sul sesso degli angeli, accalorandosi.
Mi fermo, non sarebbe più finita di raccontare, e dico il pranzo di noi due oggi, qui nella casa madre dove di consueto si tenevano i pranzi conviviali. La Rita ci ha portato il pranzo pasquale già cotto, solo da riscaldare, pasticcio, verdure, colomba e, come da prescrizione antivirus ministeriali, ci lascia soli. Ho preparato la tavola in cucina per comodità deambulatoria, io non cammino, la nonna inciampa, in modo da avere tutto a portata di mano. Il segnaposto non serve. Abbiamo mangiato un pezzetto di pasticcio, un po’ di verdura, una fettina di colomba, un quadretto di cioccolata e acqua. Il tutto in 9 minuti. Qual è la differenza tra il prima e durante il distanziamento? Manca il condimento: lo stare insieme, il toccarsi, il sorriderci, lo sfottersi, il conoscerci, amarci!