diario dalla finestra di casa

13 febbraio 2021

13 Febbraio 2021

Nulla è cambiato sui numeri, morti e contagi, mentre sta cambiando la tipologia del virus, sta prendendo piede la variante inglese che, come già detto, ha maggiore potere di trasmissione. Così aumenta la sua pericolosità perché può innestare una crescita esponenziale. Una ragione in più per attenersi alle restrizioni. Ho tra le mani una rivista, Newton, del giugno 2003 che parla del coronavirus Sars. L’epidemia di Sars fu uno scenario in miniatura. Allora in tre mesi aveva sviluppato 8000 casi nel mondo. A leggere la cronaca la scena è molto simile all’attuale: controllo agli aeroporti, guanti, mascherine, rilevazione della febbre, isolamento, focolai a macchia di leopardo. Persino qualche esperto d’oggi c’era anche allora. Tra questi Giovanni Rezza, che allora ipotizzò tre scenari:

  • che il virus resti isolato in estremo Oriente, luogo di origine di virus di questo tipo. Il Guandong in Cina dove la promiscuità uomo-animali è altissima. 
  • che il virus scompaia e si ripresenti la stagione successiva magari spostandosi più a ovest. Come succedeva con la peste e il vaiolo il passato. 
  • che si propaghi via aereo nel mondo sottosviluppato poco preparato a proteggersi e da qui dilagare in tutto il mondo con esiti imprevedibili.

Nel 2003 i paesi dell’est asiatico fermarono il virus con regole di contenimento. Lo scenario attuale non è comparabile al 2003, ora sono coinvolte milioni di persone, il virus ha preso la strada dei paesi industrializzati che “increduli” hanno reagito in ritardo. Oppure l’ondata pandemica è stata talmente invasiva da non poterla fermare. Non resta che prenderne atto e lavorare per ridurre i danni. Questo però può essere fatto solo insieme, inteso come genere umano. La pandemia ha dimostrato che non esiste il mio “orticello” ben recintato. Basti pensare che l’aria è un bene comune che non può essere comprato a proprio uso e consumo.

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