diario dalla finestra di casa

17 febbraio 2021

17 Febbraio 2021

Sulla stampa ci sono pochi dati, comunque costanti rispetto ai giorni precedenti. Sono in corso invece un sacco di considerazioni, ipotesi sull’evolversi delle varianti e conseguenti modalità di intervento. È evidente che ancora non si è intravista una strada certa. L’unica certezza sono i vaccini verso i quali indirizzare ogni risorsa per adattarsi alle variazioni. Politica. Siamo in fase di adattamento. I vari galletti non si adattano all’idea che c’è un solo gallo vero nel pollaio, Draghi. Gli altri, Salvini, Renzi, i vari 5 stelle, sbatacchiano le ali qua e là pensando di stare al comando e contemporaneamente all’opposizione! Non so quale arma userà per ricondurli a più miti consigli. Servono ancora giorni prima che il polverone si depositi e ci consenta di vedere. 

Mi è venuta in mente la mia maestra che entrata in classe diceva: oggi compito in classe, un bel tema di vostro gusto, panico. Cosa scriverò? Non mi viene in mente nulla, tutti a guardarsi intorno. In queste cose io me la cavavo sempre, raccontavo le mie avventure tra i campi e mi andava sempre bene. Oggi ho letto sull’immigrazione, poche righe che a me hanno fatto riflettere. I dati: nel 2020 – 34.134 arrivi di immigrati, nel 2019 – 11.471 arrivi di immigrati, nel 2014-2017, 180 mila l’anno. Il nostro paese avrebbe bisogno di 100.000 arrivi l’anno per compensare i bimbi non nati. Perciò gli attuali arrivi sono insignificanti rispetto al fabbisogno. Il problema è ben altro, come qualificare queste persone per renderle utili? Considerazione a premessa: attualmente come avviene l’avvicendamento: nascono figli in numero adeguato a mantenere l’equilibrio alla struttura sociale in cui viviamo. Vengono educati attraverso la scuola, imparano un mestiere e inseriti nella società diventano una pedina nel grande gioco del vivere. Tutto questo ovviamente ha un costo che ben conosciamo. Mancando la materia prima, i i figli, non resta che rivolgersi ai figli degli altri, gli immigrati. Come noi italiani che andavamo in America nei primi anni del 900. 

Concludo il mio tema in classe. Con il costo di allevare un figlio al punto di inserirlo nella società siamo in grado di preparare un giovane immigrato, che forse ha già frequentato le scuole nel suo paese, fino ad inserirlo nel tessuto produttivo italiano? Andremo così a risolvere il problema Salvini-Meloni contro gli immigrati che è pretestuoso nonché quello dell’estrema sinistra che vuole le porte aperte a tutti. Ma quello che è più importante per l’equilibrio economico è ripopolare le forze attive per adeguarle alle esigenze della nostra organizzazione statuale. Anni fa la Germania attuò  l’immigrazione di un milione di persone integrandole dove necessario. Lo fece oculatamente prendendole dove avevano già una preparazione, Turchia, Siria.

Questo mio compito in classe è di un ragazzino ingenuo, inesperto, illuso, visionario. Ecco il termine giusto: visionario. Se fosse facile l’avrebbero già fatto. Temo però che la ripulsa sia dovuta all’idea di dover mischiare i nostri geni, ritenuti superiori, con quelli diversi per colore della pelle, religione, cultura. La storia insegna che l’umanità è fatta di immigrazione partendo da Lucy, ominide di 4 milioni di anni fa ritenuta l’inizio dell’uomo in Etiopia, poi al tempo di Roma con la calata dei Barbari e via elencando. Facciamo un viaggio di fantasia sull’inevitabilità delle immigrazioni. Il subcontinente indiano altro non è che un blocco di crosta terrestre staccatosi dall’Africa fino a sbattere contro la sponda dell’Asia. Tale fu l’impatto che si formò la catena dell’Himalaya. Ebbene gli africani che si trovavano su quella singolare barca, l’India, al momento dell’impatto si mischiarono con gli asiatici. Solo all’estremo Sud dell’India non si sono mischiati, ci vuole tempo! Fantasia.

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