Malta, matrimonio di Carlo e Brenda, 22 febbraio 2019.
L’episodio che vado a raccontare mi ha colto di sorpresa, in quel momento mi sono sentito nudo di fronte alla folla. La folla non era anonima, molti mi erano legati per parentela e amicizia, per conoscenza interposta, vedi il gruppo di Trieste, gli amici americani di Betti e Maurizio, Fred e Linda, che mi hanno in stima pur non frequentandomi. Già questo clima di vicinanza quasi intima mi aveva “sciolto il cuore”, forse commozione senile!
Per il mio stato fisico sono costretto a stare seduto, perciò un po’ tutti sono venuti, uno dopo l’altro, a sedersi al mio tavolo, a commentare l’avvenimento o qualche racconto del libro o a scambiare pensieri. Quelli che maggiormente mi coccolavano erano i miei nipoti che a rotazione non mi facevano mancare la loro presenza.
A un certo punto si sedette Dario mentre era in corso tra i grandi, gli adulti, una discussione sulle allergie. Dario si allontanò. Lasciai che la discussione si esaurisse e intervenni dicendo: a proposito di allergie vi racconto questa. Qualcuno bonariamente disse “il solito cantastorie”.
Dario, quel ragazzone che si era appena allontanato, avrà avuto meno di un anno. Le persone che avevo intorno le sentivo vicine, partecipi di quello che dicevo. Riprendo a dire, andavo spesso a casa di Paola per vedere Dario che soffriva di una forma di allergia alimentare piuttosto intensa. Avevo un ricordo d’infanzia durante la guerra in campagna di due casi analoghi uno dei quali con esito mortale, non c’era assistenza sanitaria idonea, proprio per questo la cosa mi preoccupava. Non ne ho mai parlato con nessuno, la chiamavano “crosta lattea” che colpiva la testa e via via fino a inoltrarsi nel cavo orale, nel qual caso diventava mortale.
Il mio compito per Dario era preparare una crema di carne di coniglio assolutamente senza ombra di ossicini, era l’unica proteina che poteva mangiare. Dopo mangiato me ne andavo con Dario in carrozzina a passeggiare, sembrerebbe un piacevole passatempo, un momento ludico. Ebbene mi sono trovato più volte con le lacrime agli occhi, non era commozione senile allora, a vedere il bimbo con le braccia legate al seggiolino perché non potesse grattarsi la testa che era tutta una crosta. L’unica cosa che potevo fare era accarezzarlo sui capelli con leggerezza per attenuargli il prurito.
A questo punto del racconto mi sono bloccato dall’emozione e ho pianto. Quel ricordo non mi era mai riapparso così crudamente.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!”, libro secondo, nr. 125