diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

15 dicembre 2020

15 Dicembre 2020

Covid. La situazione è in peggioramento in tutta Italia, in Europa e in Veneto in particolare. Gli ospedali sono al limite, a Verona ci sono momenti di caos. Sono necessarie nuove drastiche misure. Il mio stato d’animo è quello di quel bambino, io di 3-4 anni, al passaggio a livello ferroviario che mi nascondevo tra le gambe di mia mamma quando il treno passava sbuffando e sferragliando, sbattendomi addosso una ventata d’aria. Chiudevo gli occhi e affogavo nella sua sottana. Spero che chi ci guida sia una mamma benigna è accorta. Ho tanti dubbi. 

Dal libro “Nonno, parlami di te” a pagina 73 rispondo alla domanda: “Hai ricordi interessanti del tuo lavoro?”.

Ho moltissimi episodi significativi che hanno scandito il mio percorso lavorativo. Qui racconto due casi che sono interessanti per la loro singolarità: spionaggio industriale. Il tempo: circa gli anni 70. In Zedapa stavamo facendo prove/ricerche per realizzare un prodotto innovativo i cui risultati erano insoddisfacenti. Avevamo saputo attraverso canali commerciali che a Grenoble un’azienda che fabbricava tubicini per aghi per siringhe, settore diverso dal nostro, producevano un articolo simile a quello che stavamo sperimentando. Sotto mentite spoglie quale tecnico per la lavorazione del vetro ho potuto visitare l’azienda francese. Durante la visita non mi è stato consentito di vedere lo specifico reparto, forse avevano intuito l’inganno. Usciti all’esterno dei reparti di produzione sul cortile erano depositati a cielo aperto scarti di produzione degli sfridi di contorno del prodotto. Grazie all’intuito acuito dall’esperienza ho individuato alcuni residui metallici compatibili con un articolo simile al nostro. Ne ho preso una manciata. Tornato in Zedapa ho ricostruito la possibile conformazione del processo. Per farmi capire dai non addetti ai lavori:  sarebbe come individuare la forma di un pantalone ricomponendo i residui della stoffa da cui è stato ricavato il pantalone stesso. In poco tempo, grazie a queste informazioni, abbiamo realizzato le attrezzature per la produzione con esito positivo.

Qualche anno dopo dovevamo fare un prodotto molto sofisticato, un componente del “Magic Cube” flash per macchine fotografiche. Anche in questo caso la sperimentazione non dava risultati. Inoltre abbiamo avuto notizia che un nostro concorrente USA a Long Island stava percorrendo la nostra stessa strada senza esito. Eravamo in un vicolo cieco. Il titolare della Zedapa organizzò un viaggio in USA per visitare alcune aziende costruttrici di attrezzature per componenti elettronici allo scopo di acquisire conoscenze. In una di queste aziende ho intravisto un cumulo di sfridi e scarti metallici. Mescolati tra questi sfridi di un prodotto simile al componente di cui sopra. Ne ho presi alcuni. Cercai di individuare la pressa di provenienza, ho potuto osservarla sia pure da lontano. Al ritorno in Italia insieme ai progettisti e a quanto da me osservato, è stata realizzata l’attrezzatura idonea a produrre il componente. 

L’insegnamento di questi fatti dimostra quanto importante sia lo scambio di idee per il progresso. Certamente nel rispetto della proprietà intellettuale del progetto. Invece ho potuto in più occasioni costatare la chiusura di ogni azienda del settore ritenendo di essere la depositaria massima della tecnologia. Invece ci sono crepe profonde ed eccellenze là dove meno te l’aspetti. Questo fenomeno l’ho constatato non solo nel nostro territorio ma in qualche caso anche a livello internazionale Cina India Europa USA. Ho scoperto un caso eclatante, a Taiwan, in un contesto di altissima precisione esecutiva di lavorazioni meccaniche applicate a tecnologie primordiali presenti in Italia prima della Seconda Guerra Mondiale. Ho le prove fisiche di ciò. Le ho vissute di persona.

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