diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

5 dicembre 2020

5 Dicembre 2020

Covid, dobbiamo rassegnarci all’alto numero di decessi. È la conseguenza del nostro comportamento disinvolto di un mese fa. Dovremmo far tesoro di questa luttuosa circostanza per non ripetere l’errore con le feste natalizie. In tal caso non avremo scusanti. Una conseguenza del Covid; leggevo con interesse la riflessione di Galli della Loggia sulle lezioni a distanza nelle scuole, circa la loro efficacia. In questo momento è solo ciò che ci rimane, per me è poco più utile che dare i compiti per casa. Non certo per educare al sapere, allo stare insieme, al cercare insieme. Mi fanno tristezza certe parolone tipo reinventarsi, e tantissime altre coniugate in inglese per capirci ancora meno. Come faranno a vivere i ragazzi le mie esperienze infantili con gli occhi inchiodati a uno schermo e smanettando una tastiera!?

Dal libro “Nonno, parlami di te” pagina 51 la domanda: “Ti piaceva qualche sport?”.

Gli anni della mia infanzia, come già detto in altri scritti, furono segnati per ben cinque anni dalla guerra perciò non rimaneva molto tempo e spazio per i miei genitori di pensare allo sport per i figli, era già molto che riuscissero a pensare alla sicurezza e al cibo. Comunque per noi ragazzini c’era il patronato con il campo di terra battuta e sassi, era stato ricavato da una discarica abbandonata. Il pallone di solito era un grumo di stracci legati con lo spago. In questo contesto avvenivano partite di calcio infuocate. L’unico motivo che le interrompeva era il richiamo del cappellano, gregario del parroco, che ci chiamava per la distribuzione del pane. Trattavasi di un sacco di iuta pieno di “michete”, pane raffermo da giorni che i frati della Basilica del Santo distribuivano ai poveri e noi nel nostro quartiere eravamo quei poveri. Comunque da quel campetto di calcio rupestre sono usciti alcuni giocatori professionisti a livello nazionale.

Successivamente dopo i 15 anni sono entrato negli scout che hanno riempito il pochissimo tempo che il lavora in fabbrica mi lasciava. Quella degli scout fu un’esperienza, durata fino al servizio militare, entusiasmante. Sono convinto che lo scautismo, ben praticato, mi aiutò molto nella preparazione alla vita adulta. Cosa non facile. 

Domanda: con cosa dovevi aiutare più spesso in casa? 

Come ho detto nelle pagine precedenti molti erano i compiti che mi erano riservati nel doposcuola e in generale quando avevo tempo libero. I principali erano quelli, i compiti, dedicati all’orto e alla raccolta dell’erba per i conigli e la loro cura. Inoltre facevo il garzone dal salumiere in quartiere. Quando poi ho cominciato a lavorare in fabbrica non mi rimaneva molto tempo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *