Dalla mia finestra osservatorio c’è un via vai di persone pur essendo la scuola chiusa! Realizzo che oggi Palazzo Mussati è seggio elettorale. Proprio non mi va giù che facciamo perdere tre giorni di scuola ai ragazzi. Non poteva la Azzolina portare un mazzo di fiori, una regalia qualsiasi al Ministro della difesa, dell’interno, dello sport, alla chiesa, per avere in prestito per qualche giorno degli spazi da adibire a seggi? O ha litigato con tutti oppure non fanno parte della sua parrocchia!
Erano i primi giorni di marzo, questo diario non era ancora nato. Avevo intuito, e temuto, che stava per sorgere un evento storico che non sarebbe stato dimenticato, ottavo dopo le piaghe d’Egitto!
Riporto “I giorni della nuova peste”, tratto dal libro “Nonno raccontami di te”, pagina 119. Ho voluto collocare questa cronaca in risposta alla domanda numero 90, “Quali altri momenti storici hai vissuto?”
Preambolo: siamo a metà febbraio, in Cina imperversa il coronavirus, 55 milioni di persone vengono isolate dal mondo in una regione centrale, l’Hubei. La nonna Franca, dopo un paio di mesi di problemi respiratori con relativa compromissione cardiaca, viene ricoverata notte tempo in ospedale. Nel frattempo, il virus dalla Cina comincia a diffondersi in Corea e Giappone. Improvvisamente compare in Lombardia e in un paesino sui Colli Euganei, Vo’ Euganeo. La nonna torna a casa dall’ospedale in condizioni precarie, molto debilitata, con catetere, non deambulante con grosse difficoltà di convalescenza. Padova viene dichiarata zona rossa per coronavirus con conseguente chiusura della mobilità. La Betti si stabilisce a Padova nonostante la situazione post operatoria di Maurizio. L’aggravarsi della diffusione del virus costringe il governo a dichiarare lo stato di calamità nazionale. Zona rossa per tutta l’Italia con limitazioni agli spostamenti, alle attività commerciali di ogni tipo compresi gli spostamenti in solitaria se non giustificati da specifiche esigenze lavorative o necessità essenziali. In conclusione “stare a casa”, “non incontrare nessuno”.
Questa situazione, per chi ha la mia età, fa rivivere il coprifuoco imposto al calar della sera durante l’occupazione tedesca nella nostra città nei momenti di tensione tra i Partigiani e le forze di occupazione coadiuvate dalle squadracce fasciste dopo l’8 settembre del 1943. La qual cosa succedeva anche di giorno in particolari condizioni. La città diventava nuda, spettrale, qualche frettoloso passante e il rumore pesante degli scarponi dei picchetti armati di controllo.
Stamattina ho fatto pochi metri per arrivare all’edicola, disubbidendo alla regola. Il pagamento del giornale fatto allungando il braccio a incrociare la mano del giornalaio, senza toccarsi per non scambiarsi “la peste”. Il crocicchio di Ponte Tadi, solitamente percorso da un fiume di auto e dal via vai di pedoni che vanno e vengono dal centro, vicino un centinaio di metri, era deserto, i pochi pedoni diretti all’edicola attraversavano non degnando di uno sguardo l’arrivo di qualche auto. Irreale! Quale algoritmo sullo studio delle casualità avrebbe potuto ipotizzare un simile avvenimento?
In questo momento la situazione è drammatica. Non ci sono previsioni sull’evoluzione dell’epidemia. Mi auguro di superare più o meno malconcio questa traversia. L’auspicio che più mi auguro è che nessuno dei miei cari venga coinvolto. Lascio qui di seguito uno spazio sperando di descriverne il finale.