diario dalla finestra di casa

18 settembre 2020

18 Settembre 2020

Covid. Mettiamo in sala d’attesa la misurazione della febbre a casa o a scuola. Ho provato ad andare al bar senza mascherina dato che avevo misurato la febbre a casa, hanno detto non vale! Tamponi in pronta consegna o a lunga scadenza (pastorizzati!).  La prevista mescolanza tra covid e bronchite standard! Intanto Boris, il furbo, richiude tutto per 10 milioni di sudditi della Real Casa! Aumentano i giovani che contagiano i familiari, non l’avevano ancora scoperto! Come da sempre i prof. del Sud, in sovrannumero, non vogliono andare al nord! Forse dovremmo mandare gli alunni al Sud! Un paio d’anni fa avevo steso un’ipotesi in tal senso, leggi il diario del 17 aprile 2020. Aspettiamo sviluppi.

Fra tanti graffiti obbrobiosi, ideologici, stupidi ce ne sono alcuni, pochissimi, forse di un solo autore, che sono belli, sentimentali, non invadenti, attenti a non far danni. Una curiosità: uno di questi disegni era su una parete in ristrutturazione, mi dispiaceva andasse distrutto. Quando hanno tolto le protezioni per fine lavori il graffito era ancora lì, non solo, ma anche ripulito e incorniciato a ché risaltasse dalla parete rinnovata. Sempre dello stesso autore ce n’è uno davanti al Monte dei Pegni in via Daniele Manin, da anni i turisti si fermano a fotografarlo. È simpatico, un bacio a fior di labbra tra due giovani, lui col cappello a tuba, lei in punta di piedi e fiori che svolazzano, un gatto ai piedi. Dimenticavo di dire che le figure sono sempre nero pieno, sono solo profili. Un’attrazione!

Guardiamo altrove. In bicicletta girovago per la città, ovunque trovo muri coperti di graffiti, di pseudo artisti di strada. Il più delle volte sono orripilanti, specialmente nelle zone più degradate della città. Anche il centro città non è risparmiato, creando deturpazione e danno economico perché interessano edifici storici. Non mi soffermo sull’opportunità di un’azione efficace al contrasto con relative pene; ovviamente la giustizia è in altre faccende affaccendata tra reati più gravi e l’affare Palamara! E qui torna ad affiorare l’educazione civica nella scuola. 

Stamattina ho trovato il murales sfregiato da una grande scritta rosa. Entro al bar, la cui porta è a due metri e commentiamo con Luigi, il gestore, l’atto vandalico. Aveva già provveduto il materiale per ripristinarlo, sperando senza danni. Negli anni 1945-50 per quantificare la stupidità di una persona si adoperava la frase “par forsa ghemo perso ea guerra, con dea zente cossì cossa puito fare?”. Oggi invece quando si parla di cosa pubblica la gente dice: “tanto no ea se roba mia”. E ancora si torna alla scuola per i giovani. Per gli adulti si potrebbe riproporre quel programma televisivo “Non è mai troppo tardi” di Alberto Manzi con indirizzo di educazione civica.

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