La vita continua con pazienza, tra prelievi in casa per esami del sangue e l’esito di una visita medica sullo stato generale della nonna. Purtroppo certifica uno stato in continuo degrado.
Dal libro “Nonno raccontami di te” rispondo alla domanda: “Ricordi di una gita bella o particolare con i tuoi figli?”.
Qui di seguito il diario di quei giorni. Per entrare nel giusto clima guarda la fotografia che c’è nel mio libro “Mi sono sbottonato” a pagina 6 e capirai come vorrei che i miei figli fossero sempre felici come in quel momento. Avevamo la macchina nuova-nuova, la 1100 R, eravamo in ferie in montagna. Il massimo che io e la nonna volessimo per la nostra famiglia. Proprio in quel periodo abbiamo programmato il nostro primo grande viaggio turistico. Volevo condividere con tutta la famiglia alcuni luoghi che avevo visto, in particolare durante il servizio militare, che mi avevano impressionato tanto da volere che le stesse emozioni restassero impresse nei miei cari e che suscitassero in loro la voglia di conoscere, attraverso il viaggiare, il mondo. Questa era la mia aspirazione. Forse erano ancora troppo piccoli. Non sarà un diario sequenziale, ma l’osservazione di luoghi ognuno a sé stante e neanche in ordine logico.
Si parte da Padova di buonora. L’auto è ben carica, siamo in sei, io e Franca davanti, i quattro figli dietro. Di questa suddivisione ricordo i ceffoni distribuiti alla cieca dal posto di guida quando litigavano; o quando dovevo inventare giochi di viaggio quali il conteggio delle targhe con il nome di città a seconda delle località di attraversamento, oppure la percentuale di auto italiane e straniere. Quanto usciamo dall’autostrada del Sole a Orvieto facciamo scalo ai piedi del Colle sul quale sorge la città per prenotare l’albergo per la notte e quindi salire in città per visitare il duomo e il pozzo di San Patrizio. Con i bambini non si sarebbe potuto fare di più. Il mattino successivo uscendo dall’albergo la sorpresa. Sul bordo della strada un grosso camion furgonato aveva una fiancata aperta che mostrava tante piccole stie da polli contenenti però colombi piazzaioli. Un uomo comincia a tirare dei cordini e uno dopo l’altro si aprono gli sportelli delle gabbie liberando una miriade di volatili che, dopo qualche momento di incertezza, si riunirono in un grande stormo per sparire oltre l’orizzonte. Erano colombi catturati a Firenze perché in sovrannumero. I bambini guardavano a bocca aperta. Ripresa l’autostrada si prosegue dritti dritti fino a Battipaglia dove abitava la Bruna, una zia di Franca, con i figli e il marito Giglio. Sono stati molto ospitali, un giorno dopo l’altro ci hanno fatto visitare Paestum, Pompei, l’Abbazia di Padula, Amalfi e quindi Napoli, qui solo un giro panoramico con un finale con il botto: a pranzo da Zi’ Teresa, un ristorante ricavato da un grosso natante ancorato al molo sul porto di Napoli, tutto a base di pesce. Memorabili gli spaghetti allo scoglio.
Passati quattro giorni intensi riprendiamo la strada del ritorno. Prima tappa Montecassino, l’abbazia da poco ricostruita dopo la sua distruzione nell’epica battaglia per la sua conquista da parte degli alleati, in particolare i polacchi di cui è rimasto un vasto cimitero. Nel Lazio ancora una magnifica Abbazia di cui non ricordo il nome ma ben vedo l’imponente costruzione. Infine le fonti del Clitumno, niente di straordinario ma suggestive per i ricordi scolastici.