Sull’evolversi dell’epidemia è necessario attendere fatti di facile univoca lettura. Nella situazione sanitaria in cui ci troviamo dovremo applicare la regola aurea della massima cautela, che però confligge con la situazione economica che non vogliamo accettare al ribasso.
Io sono convinto che uno scotto lo dobbiamo pagare: per non accettarlo incolpiamo l’Europa di non farsi carico dei costi di quanto succede, di non avere inventato il moto perpetuo, la bacchetta magica, l’albero degli zecchini d’oro di collodiana memoria. Oppure, come mi ha suggerito un giovane d’oggi, visto che ormai il denaro è un’entità virtuale, immettiamo sul mercato un bel po’ di questo “soldo” e risolviamo i problemi economici.
Ho risposto a questo giovane: “Lo sai che alla fine della grande guerra in Germania un chilo di pane costava 4 milioni di marchi? Proprio perché la moneta non aveva il controvalore depositato, nella credibilità o nell’oro dei forzieri dello Stato!
Il raccontino che segue è sempre tratto da quel fascicolo dimenticato di appunti.
“1945, Timidezza”.Avevo 14 anni. Ero appena tornato in città dal mio soggiorno forzato in campagna, dove ero stato sfollato per evitare i bombardamenti aerei. Avevo la sensazione di essere estraneo in casa. In campagna dai nonni mi sentivo a mio agio, ero a casa. Nei laboratori o di sarta di mia cugina di Delia https://nonnotoni.com/2020/05/mia-cugina-delia/ c’era una ragazzina minuta ma vivace che mi metteva in imbarazzo quando la vedevo. Purtroppo le circostanze mi avevano riportato in città e non potevo farci niente.
Un giorno arrivò la Delia in bicicletta accompagnata dalla ragazzina, di cui non ricordo neanche il nome, e rientrai anche io in cucina. Loro dovevano andare in centro città per far provare dei vestiti a delle clienti. La Delia chiacchierava con mia mamma e si interruppe dicendomi Tonin, non parli con …? Evidentemente aveva capito il mio interesse, la mia simpatia per la ragazzina già da quando ero in campagna. Per me fu un colpo allo stomaco che sapessero il mio segreto. Non è avevo scampo, diventai rosso e mi nascosi dietro la stufa, quella che sul piano di cottura aveva i cerchi dove si appoggiano le pentole per cucinare i cibi. Volevo sparire, ma sapevo dove. Mi accucciai, rovesciando il cesto della legna da ardere, mi scottai sulla stufa, mentre la Delia, mia mamma e la ragazzina ridevano. Non ricordo come sia finita. So solo che ero nel panico…