diario dalla finestra di casa

6 giugno 2020

6 Giugno 2020

Oggi abbandono la pandemia e riporto una notizia di Massimo Gramellini che rappresenta in modo perfetto un’idea che ho perseguito in tutta la mia vita lavorativa. Il coronavirus l’ha portata in superficie.

Così riporta il giornalista: “Una maestra d’asilo ha raccolto su un prato, con le dovute distanze, i suoi giovanissimi allievi per raccontare loro le favole. Naturalmente con il consenso entusiasta dei genitori. Un sindacalista di categoria ha pensato bene di richiamare all’ordine la maestra in quanto il suo comportamento ha fatto apparire le colleghe insegnanti delle sfaccendate macchiando il buon nome della categoria! Penso sia inutile ogni commento a tanto a sfacelo morale. Postilla: sull’esempio di questa intraprendente maestra nei giorni seguenti altre hanno portato i bambini sui prati.

Apro su una lunga parentesi della mia vita. Dei miei 70 anni di attività lavorativa ben 60 li ho passati in mansioni di responsabilità nei confronti di persone a vari livelli. Da caposquadra a dirigente industriale, in qualche periodo con centinaia di dipendenti. Fin dall’inizio ho seguito una regola che non ho mai abbandonato: il merito va riconosciuto. Per 60 anni ho combattuto contro coloro che volevano in merito appiattito al ribasso, secondo una mala interpretazione sociale della giustizia. In questo scontro sono uscito spesso con le ossa rotte, ho pagato di persona. In altri scritti ne ho parlato più dettagliatamente. Dopo molti anni un mio avversario ideologico, vecchio ormai, mi disse “Su molte cose avevi ragione, ma i tempi non consentivano patteggiamenti”. Forse ero visionario. Quella maestrina d’asilo ha dimostrato, forse inconsciamente, la retta via, senza se e senza ma. Oggi non invito a leggere racconti, voglio che il pensiero rimanga da solo in evidenza.

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