L’andamento prosegue positivamente con i suoi scostamenti, ancora 92 decessi il cui numero reale totale sarà ben più amaro quando saranno fatti i consuntivi finali.
Quello che colpisce sono gli assembramenti fotografati nelle città più colpite: Brescia e Milano. Le risposte dei giovani intervistati sono sintomatiche di una colpevole ignoranza, di egoismo, proprio opposti a quella socialità che dicono di cercare. Cito solo tre risposte. Domanda: “Non temi il contagio?” No, il virus colpisce di più gli anziani. Io chiederei a mia volta, e quando torni a casa non trovi i tuoi genitori e nonni anziani?. Domanda: “Non pensi al contagio? Penso di aver fatto la mia parte durante la quarantena, penso di meritarmi un po’ di svago! E io, chi ti ha detto che il contagio è finito? Domanda: “Perché non indossi la mascherina?” Ce l’ho in tasca, nessun la indossa, non volevo sentirmi diverso. Io dico, cioè stupido come tutti! Non credo sia il caso di fare commenti, tantomeno essere comprensivi e tolleranti, sono destinati a una lunga infanzia mentale, tanta immaturità fa pena.
Oggi sono stato colpito da una lettera e dalla relativa risposta di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Trattava dei soldati italiani internati nei campi di concentramento tedeschi dopo l’8 settembre del ’43. Sono stati 600.000, molti dei quali non tornarono. Avevo allora 12 anni, mi trovavo nell’osteria di mia zia Norma a ridosso della ferrovia, e durante una sera buia avevo avvicinato un treno di carri merci blindati da cui uscivano voci, molte, e allora non capii. Dopo qualche giorno seppi di che cosa si trattava. Ne avevo parlato nel libro “Mi sono sbottonato” a pagina 77-78 “Soldati in fuga” e “Il treno della deportazione”. https://nonnotoni.com/2020/05/il-giorno-della-memoria/
Lo scritto di Cazzullo ricalca alla lettera quanto da me recepito, allora fanciullo, di quei tristi momenti.