diario dalla finestra di casa

7 maggio 2020

7 Maggio 2020

Godiamoci questi giorni, non dico gioiosi ma speranzosi per l’allontanarsi della nube nera del coronavirus, anche se si lascia alle spalle un grosso nuvolotto, la Lombardia. Non voglio evocarne il riesplodere a causa del “tutti liberi”.

Il compleanno, il sesto, di Alessandro mi suggerisce di parlare ancora della mia famiglia che, dall’inizio dell’anno, ha prima affrontato il ricovero di Maurizio, per un controllo che sembrava semplice invece si è trasformato in un intervento cardiaco risoltosi bene, per fortuna, nonostante una serie di difficoltà dovute all’avanzare dell’epidemia che avrebbero potuto avere serie conseguenze. E poi, quasi contemporaneamente, quello della nonna che, già malandata da mesi per una rovinosa caduta e una perniciosa bronchite, il 17 febbraio finisce in ospedale per problemi respiratori e sarà dimessa in condizioni pietose, anche a causa del dilagare del contagio.

A fronte dell’emergenza la famiglia si è allertata. La Betti è arrivata il 21 febbraio da Trieste e si è trovata bloccata a causa della restrizione degli spostamenti per contrastare la pandemia. Ma grazie al lavoro congiunto delle sorelle la nonna è stata salvata, nonostante le enormi difficoltà delle strutture mediche oberate di lavoro. In questo frangente io sono un peso morto, e con tristezza continuo ad esserlo.

Naturalmente le famiglie delle mie figlie sono state pesantemente coinvolte, nipoti compresi. Tra loro in questi giorni in particolare la Federica, che ci sta aiutando accollandosi il compito di assistere la nonna di notte. Sono commosso da tanta abnegazione.

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