Lo scritto odierno avrebbe dovuto essere una semplice integrazione di una stesura precedente, invece ritengo abbia diritto di esistere in proprio per la valenza critica che esprime.
Ho trovato uno scritto in dialetto romanesco quanto mai saporito del poeta Giuseppe Gioacchino Belli che descrive i politici del suo tempo. Riporto solo alcune righe di una sua idea sotto forma di favola: “C’era una volta un re cche ddar Palazzo mannò ffora a li popoli st’ editto: io sso io e voi nun zete un c****”.
Questo pensiero fu magnificamente interpretato da Alberto Sordi, attore, che di romanesco se ne intendeva, nella veste del Marchese del Grillo, che dal poggiolo del suo palazzo lanciava monete incandescenti sulla folla affamata che protestava.
In contraddizione con quanto sopra, ho letto che in Cina già da 606 dopo Cristo i funzionari di Stato entravano nelle gerarchie politiche e di governo superando esami scritti particolarmente selettivi. Il sistema rimase operativo fino al ventesimo secolo. Inoltre, nel 725 dopo Cristo sorse l’accademia Hanlin funzionale alla formazione della classe apicale del Celeste Impero.
Noi, 1.420 anni dopo, abbiamo definito che “uno vale uno”, partorendo Toninelli dei 5 Stelle e di questi giorni il Lollobrigida, entrambi ministri al governo della nazione.
Espressione dell’incompetenza generalizzata dei nostri governanti.