La notizia relativa al tema che mi ha colpito è di giorni fa. Sono descritte due situazioni opposte (Corriere della Sera del 3 maggio 2024).
L’una viene dalla Germania e descrive la dismissione dell’ultima centrale nucleare in territorio tedesco avvenuta il 15 aprile 2023. La decisione di uscire dal nucleare è maturata dall’ondata di paura contro una tecnologia ritenuta fuori dal controllo della scienza per gli incidenti dovuti alla, forse, umana disattenzione a Chernobyl in Ucraina o a disastri naturali a Fukushima, in Giappone. Sotto sotto c’era e c’è ancora il timore che il padrone dell’energia atomica possa sopraffare la libertà dei popoli. La galassia costituita dai Verdi ha trovato terreno fertile nel contestarne lo sviluppo. Altresì la disponibilità di gas e petrolio a poco prezzo non ha aiutato lo sviluppo dell’uranio. Quando però la Russia ha invaso l’Ucraina, provocando la crisi energetica mondiale, si è riaperto immediatamente il tema del nucleare, Anche perché le tecnologie si sono evolute ben promettendo per il futuro, vedi la fusione nucleare con pericolosità molto limitata. In ogni caso ripensamenti su questa fonte energetica presuppongono tempi lunghi e costi notevoli, pertanto i politici, tutt’altro che lungo pensanti, passeranno la patata bollente nelle mani dei nipoti e dei pronipoti. È questo lo scaricabarile della mediocrità politica.
L’altra situazione, diametralmente opposta, è quella intrapresa dalla Finlandia. Già dagli anni Settanta del secolo scorso dette il via al nucleare con un pragmatismo esasperato relativamente alla sicurezza. Continuò ad usare gas e petrolio perché di più facile utilizzo, ma nel momento della crisi Russo-Ucraina non esitò ad abbandonare il petrolio russo.
Ben conoscendo i russi, i finlandesi, che soffrirono repressioni da sempre dallo scomodo vicino di frontiera, da poco tempo hanno messo in funzione il quinto reattore nucleare ritenuto il più qualificato al mondo.
A dimostrazione dell’impegno finnico verso la sicurezza la soluzione adottata per rendere inoffensive le scorie nucleari: le stanno stivando a 500 metri di profondità nel cuore di una zolla rocciosa vecchia di un miliardo e 900 milioni di anni, all’interno di venti tunnel lunghi 300 metri che alla fine verranno sigillati e qui le scorie si spegneranno nei prossimi 100.000 anni.
Le scorie nucleari italiane da noi prodotte prima della dismissione delle centrali nucleari continuano a girare da un posto all’altro senza soluzione, all’italiana “ci penseremo!”.
I problemi si risolvono se affrontati: impietoso il confronto tra l’approccio finnico al nucleare e quello italico al Ponte sullo Stretto…