Finalmente ho letto che qualcuno ha avuto il coraggio di dire la realtà dei fatti sui cambiamenti climatici. Da 10.000 anni il mare cresce di 2 mm l’anno, negli ultimi 50 anni di 3 mm l’anno e si presume che per fine secolo saranno 10 mm l’anno.
Questo dato, che copre un lasso di tempo lunghissimo, perciò inappellabile, ci dice che è pur vero che il Mose che protegge Venezia è la giusta soluzione, ma non lo sarà più fra non molto. Infatti il Mose ci salva dalle alte maree saltuarie, se queste saranno più numerose non servirà più perche le chiusure frequenti cambieranno lo stato delle acque lagunari, non solo, ma a causa del fatto che le paratie non sono ermetiche ci sarà la tendenza al riequilibrio dei livelli.
L’altro dato riguarda le molte zone bonificate che sono sotto il livello del mare. È illusorio pensare di costruire migliaia di chilometri di barriere sulle coste e sulle sponde dei fiumi che nel mare devono sfociare! Ho letto che sono in corso studi qualificati sull’ipotesi di arretramento delle coste. Oggigiorno è attuale porsi il problema: molti atolli del Pacifico sono destinati a scomparire dall’alzarsi del livello delle acque.
In tal senso dovremmo dire addio a Venezia? In gran parte l’abbiamo già fatto. La Venezia attuale non è tenuta in vita da una comunità produttiva di attività legate ad interscambi di beni per il vivere normale, ma è una forma di zona franca di turismo, sia pur di altissimo livello. La bellezza!
Dovremmo arrenderci all’invasione della natura come è sempre stato da milioni di secoli. Altresì è superfluo preoccuparci di pochi territori sulle coste quando l’innalzamento della temperatura mette in forse la sopravvivenza stessa della specie umana e del pianeta stesso a causa della siccità e di fenomeni climatici estremi.
Come sempre in ogni problema ci sono delle priorità. Il dilemma vero è che i cambiamenti hanno tempi più lunghi di una generazione ma l’attuale sembra dire “a me che me ne frega, tanto io non ci sarò”. È lo stesso dilemma che vive la politica odierna che pensa a mantenere la poltrona di comando oggi e a riconquistarla alle prossime elezioni e per il futuro si arrangi a chi tocca! Il debito pubblico ne è la dimostrazione.