La miniera di ricordi continua a portare alla luce cimeli di viaggio. Oggi è la volta di una insignificante scatola di plastica fregiata di scritture dorate di chi sa quale dialetto o lingua che proliferano nel subcontinente indiano. Sono più di 400, tanto che, pur essendo l’indù prevalente, i reggenti indiani hanno deciso di adottare l’inglese come lingua comune. Pensavo che la scatola contenesse qualche vegetale polverizzato da usare in cucina. Di questi odori, sapori, la cucina indiana è piena grazie alle molteplici culture che la abitano e che hanno importato, primo fra tutti, il mondo musulmano. A proposito di immigrazione!
Sono uscito dall’argomento. Nella scatola ci sono quattro mini contenitori in argento da portare al collo o a braccialetto per custodire amuleti o messaggi d’amore. Così mi ha fatto capire il titolare del mini negozio, un metro cubo montato su ruote e spinto a mano. Lo scambio di informazioni avveniva con un fiume di parole a me incomprensibili, mentre l’interlocutore pensava che io capissi, accompagnandosi con una gestualità straripante. La cosa si ripete per ogni transazione di qualsiasi titolo. Persino nei supermercati turistici governativi dove i prezzi sono fissi e non trattabili, i commessi riescono ad infilarci una qualche forma di trattativa. È nel loro DNA culturale!