Riccardo è il primo dei miei nipoti del ramo Faggion, nello specifico figlio degli zii Cesca e Tonin Simionato. I suoi fratelli sono Carlo, Stefano, Giulietta, Chiara. Gli altri quattro nipoti sono degli zii Laura e Cesco: Lucia, Andrea, Stefano e Daniela.
Riccardo, l’apripista, era del 1953. Settantenne è venuto a mancare dopo una quanto mai rapida e inesorabile malattia. Ci ha sorpresi tutti, anche per il decorso negli ultimi giorni precipitoso.
Con Riccardo Franca ha avuto una frequentazione stretta da bambino, quando anche io sono entrato nel circolo Faggion l’ho preso in simpatia. Nel 1958 Riccardo venne in montagna a Dobbiaco con noi novelli sposi e Franca in attesa della Betti. La frequentazione continuò negli anni a seguire. Il piccolo Alpino
Qualche anno più tardi, durante le ferie condivise tra famiglie, cercavo di introdurre i nipoti all’arte della montagna. Nel tempo in tutti rimase l’amore per la montagna, in alcuni anche la passione. Riccardo, il più grande, mi faceva da aiutante per portare la ciurma di scugnizzi piagnucolanti per i sentieri. Un giorno ho caricato la Bianchina, l’auto mignon della Bianchi, con i ragazzini armati di scarponi e cordini alla conquista delle cime. Riccardo, forte del ruolo, mi aiutava a condurre il gregge.
Queste ultime righe per dire che Richi non ha mai smesso di seguire il sentiero scout, il servizio. Nel silenzio, con umiltà. Molte cose le ho scoperte dall’omelia di padre Ivano, il sacerdote che ha officiato il servizio funebre, suo amico e confidente nonché suo allievo di liceo al seminario. Insieme allievo e professore proseguirono a stare insieme come parroco e parrocchiano. Insieme hanno lavorato in seno alla comunità parrocchiale in un silenzio tipico delle anime nobili.