Dall’inizio del 2020 il tempo sarà ricordato come quello della pandemia. Non è ancora finita, ma ci comportiamo come se ciò non fosse. Speriamo di non dovercene pentire. Ancora non ci rendiamo del tutto conto di quanto abbia deragliato il nostro percorso esistenziale.
Il progresso sommato all’emergenza ci spinge a nuove attività, ad esempio il lavoro da remoto. Non sono ancora stati ben valutati i danni alla socialità, in particolare per i più giovani. Quel che certamente rimane da chiedersi è se questo pentolone ribollente di cambiamenti sarà accompagnato da una struttura sociale adeguata. Come accompagniamo i cambiamenti: la denatalità, l’invecchiamento, le migrazioni?
È incalzante la richiesta di cambiare le regole del convivere, la Costituzione? La governabilità dello Stato è nelle mani di chi vuole smontare quello che è stato fatto dal precedente governo, il tutto senza il mandato di una maggioranza credibile. L’astensione ha raggiunto limiti mai visti. Le maggioranze sono ormai una affastellamento di pseudo politici, i partiti, le cui visioni sono spesso in contrasto, vedi gli apparentementi rosso-verdi o giallo-verdi o verdi-azzurri, un arcobaleno! sono defunti. Ogni cambiamento ottenuto in questa situazione sarà di parte: i cambiamenti devono essere fatti con la maggioranza reale di tutti i portatori di diritto al voto. In caso contrario le cose fatte a suon di maggioranze relative saranno foriere di guerra civile. Ciò stante la via d’uscita sembrerebbe il voto proporzionale, dove tutti devono essere chiamati ad esprimersi.
A questo punto mi trovo a riproporre un mio scritto che denuncia l’inadeguatezza della classe politica a rappresentare le istanze equilibrate per tutte le componenti sociali.