Ho letto di Alessandro d’Avenia “la verità dei crochi”, l’apoteosi della natura che si risveglia dal duro inverno tra i sassi e i residui di neve ghiacciata in sottili lastre di ghiaccio piangente. Il croco buca il ghiaccio e sporge il suo fiore turgido. Ho subito fatto un commento su WhatsApp: guarda un po’, è sempre la montagna che ispira l’infinito!
Qualche mese fa ho letto un trafiletto, la scelta di Sofia, una ragazza di 23 anni che pensa all’immortalità. A 19 anni ha scoperto di avere un tumore incurabile assai raro, uno su tre milioni. Avrà gridato perché è proprio a me? Maledetta sfortuna. Sapendo il verdetto inevitabile che fa? Riferendosi al suo stato organizza una raccolta fondi finalizzati alla ricerca per prevenire la malattia non per sé bensì per il prossimo. È una forma per proiettare il proprio amore all’immortalità altrui. Così come l’amore per la famiglia altro non è che la proiezione all’immortalità.