Il russo in fuga, o meglio in gita grazie alla benevolenza dei politici italiani di marca putiniana. Il fatto nella sua essenza sperando che i futuri lettori ne facciano tesoro.
Un giovane russo, figlio di un governatore siberiano, viene accusato dagli USA di spionaggio industriale. Si era reso introvabile perciò le competenti autorità hanno emanato un atto di arresto internazionale con conseguente estradizione negli Stati Uniti. L’accusato viene arrestato in Italia per reati minori, vengono intanto avviate le pratiche di espulsione. Gli USA notificano un pericolo di fuga e ne raccomandano la vigilanza. La nostra magistratura sulla base dei reati minori ritiene di concedere gli arresti domiciliari garantiti dal braccialetto elettronico. Evidentemente la mano sinistra, leggi la magistratura, non è tenuta a sapere quello che fa la mano destra, leggi la polizia!
Arriva la data di espulsione e trasferimento dell’accusato negli USA. Il giorno antecedente il braccialetto elettronico si guasta, inspiegabilmente, consentendo all’accusato di sparire e ricomparire a Mosca. Per far ciò qualcuno che sapeva che il braccialetto si sarebbe guastato, questa è una mia malignità ma non troppo, ha potuto provvedere documenti falsi, denari, coperture con una efficiente organizzazione. Naturalmente Mosca si è ufficialmente premurata, attraverso i media, di ringraziare gli “amici italiani” per aver consentito il ritorno in patria del loro concittadino ingiustamente accusato.
Difficilmente l’Italia eviterà una meschina figuraccia a livello internazionale. I servizi segreti hanno rimediato una figura fantozziana e la magistratura non è da meno. Il governo poi, con gli infiltrati putiniani, in primis il vice primo ministro Salvini, ne esce acciaccato. Nulla di nuovo sotto il sole!