- La comunita ebraica a Padova – 28 marzo 1993
- Portello riscoperto – 15 marzo 1998
La comunita ebraica a Padova – 28 marzo 1993
Una curiosa coincidenza, ci fece da guida Davide Jacur, figlio del titolare della Zedapa nella quale avevo lavorato per quasi 40 anni.
La presenza ebraica a Padova è documentata dal 1300, epoca dello sviluppo economico dovuto ai da Carrara. In prima istanza nella zona Savonarola ove sorse il loro primo cimitero, ancora visitabile, successivamente nelle vicinanze del centro di potere le attuali Piazze e il Salone. La zona loro concessa fu quella dell’attuale Ghetto, entro il quale vivevano e svolgevano le loro attività. L’ebreo ovunque andasse creava diffidenza, fino a sfociare negli anni trenta del secolo scorso nella tragica Shoah. Il loro quartiere nottetempo veniva chiuso, ancora oggi sono visibili i fori dell’alloggio dei cardini dei cancelli. Le case sono particolarmente alte, dovendo sfruttare il poco spazio a loro concesso.
Di questa persecuzione dell’ebreo Errante ho una testimonianza vivida. Nel patronato dell’Immacolata in zona Portello c’era una sala cinematografica di cui ho già detto in altri scritti. Erano gli anni 1937-42. Alla domenica pomeriggio il film per noi ragazzi. Sulle pareti troneggiavano le scritte fasciste: viva il duce, vincere e vinceremo in cielo in terra in mare, taci vigila diffida. E ben visibile un vecchio dal naso adunco, occhi truci con un lunga zimarra unta e stracciata, una grande mano con l’indice teso e la scritta “strozzino”, ad indicare la loro attività principale, l’usura!
Nella distrutta Sinagoga tedesca, ricostruita dopo il doloso incendio nel 1943, ora ha sede il Museo Ebraico. Ritengo cge la visita di questi luoghi e la conoscenza degli avvenimenti connessi facciano parte della nostra storia. La documentazione allegata offre traccia significativa utile a darsi questa conoscenza.
Portello riscoperto – 15 marzo 1998
Il Portello è il borgo per antonomasia della città di Padova per la sua importanza storica ed economica legata alla Serenissima. Altri borghi, Savonarola, della Paglia luogo di nascita del Palladio, Santa Lucia ora scomparso e altri ognuno portatore di interessi diversi di cui “fraglie” erano testimonianza. Al Portello c’era quella dei barcaroli e la Madonna loro protettrice era venerata con feste religiose che diventavano saga di popolo. Lascio la descrizione alla documentazione davvero esaustiva riguardante la figura di Don Sabbadini, parroco dal 1911 al 1938 della Chiesa dell’Immacolata, che io bambino ho frequentato per solo due anni, pur essendo della vicina parrocchia degli Ognissanti da poco nata.
Noi ragazzini eravamo attratti dal Portello per il suo folclore di ogni giorno. Il suo patronato aveva il cinema, anch’esso singolare, la sala era divisa da una fila di colonne pertanto un proiettore doveva servire due schermi con un gioco di specchi. I “porteati” si definivano una repubblica autonoma e persino il dialetto padovano era declinato in modo proprio, “el porteato”, decisamente fiorito e boccaccesco. Da quel borgo viene la nonna Franca, che ha portato in famiglia vivacità ed inventiva.
La gloria del Portello, con la sua economia e i suoi palazzi, finì nel 1842 con l’avvento della ferrovia Padova – Mestre sulla quale si trasferì il commercio che avveniva via fiume con Venezia e il borgo cadde quindi in miseria. Negli anni cinquanta del secolo scorso il borgo venne risanato smembrando il tessuto urbano e sparpagliando il popolo che lo abitava nelle periferie della città. Tanta storia è ormai relegata ai pochi rimasti di quel tempo. Io sono uno di loro.
Don Sabbadini di Luigi Nardo in Padova e il suo territorio a pagina 32
http://nonnotoni.com/wp-content/uploads/2023/04/Nardo-don-sabbadini.pdf