Basta un nonnulla e i ricordi affiorano. Mi si è staccata la protesi dentaria. In attesa del dentista gira tra la scrivania, la tasca, il tavolo e il divano. Sembrano tante. Naturalmente mi è caduta e si è scheggiata. E subito il ricordo.
Era il 1939-40, ero poco cresciuto, in bicicletta pedalavo in piedi con la bici da donna, con quella da uomo sempre in piedi, perché non arrivavo alla sella, ma di sbieco sotto il tubo del telaio, una acrobazia! Con mia mamma stavamo andando al Carmine, dove nel Chiostro del Convento c’era la sede del partito fascista. Si andava per chiedere aiuto, cibo, soldi, vestiario, buoni alimentari e portava a me a testimonianza.
Stavamo uscendo dal Chiostro e spingevo a mano la bici il cui manubrio era all’altezza degli occhi, sono inciampato e ho battuto i denti sul telaio e, tac, un incisivo si è spezzato metà. Non mi faceva male e rimase così fino al 1947, era diventato nero. Lavoravo in fabbrica perciò avevo la Mutua e quindi ho avuto modo di sostituirlo con un ponte tra i denti vicini. Avevo sofferto di avere quella menomazione. Ricordo che il dentista aveva l’ambulatorio in via Diaz a Città Giardino.
Ho creduto utile dare questa testimonianza del fatto perché le generazioni seguenti abbiano coscienza del benessere raggiunto a tutt’oggi e ne abbiano cura, affinché anche i loro figli ne possano godere. L’orizzonte non è chiaro di questi tempi…