Mercoledì 22 febbraio 2023. Sto leggendo con curiosità e difficoltà l’autobiografia di un sacerdote, Don Bettio (1824-1896) che fu parroco di Villaguattera per 47 anni. La difficoltà sta nel capire il dialetto parlato nella zona che va da Mestrino e Rubano, Alta Padovana fino a Vigonovo, nel Piovese. Tante di quelle parole non le sentivo da ottant’anni, da quando vivevo a Noventa Padovana. Quest’isola vernacola fu originata dalla proprietà fondiaria religiosa di quei territori. Non è solo questa la caratteristica peculiare di questa lettura. Il prete è chiamato “casalegra”, dall’ebraico betecasa, io = allegro, uomo di ingegno ma in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, fu per questo relegato in quella frazione di Rubano che è Villaguattera. Racconta con arguzia gli anni intorno al 1860, la formazione del Regno d’Italia, la cacciata degli austriaci che avevano plasmato l’amministrazione pubblica. Lo Spezial de Vigonovo in una poesia in vernacolo descrive il sentimento popolare di quei tempi a pagina 36. Colpiscono le vicende che oggi sono ricalcate da quelle che viviamo, pari pari. A pagina 40 l’auspicio che i comuni di Rubano e Mestrino con il loro ampio retroterra si fondessero per formare un’entità più rilevante, fenomeno contrastato da chi difende il proprio orticello, o teme di perdere la “Carega”. Mette in evidenza fatti che mostrano le caratteristiche tipiche dell’italiano odierno. Volevo trascrivere alcuni brani ma avrebbero perso la freschezza che dà loro il vernacolo. Un esempio: alcuni contadini all’avvicinarsi di un temporale corsero dal parroco per le benedizioni del caso per deviare le nubi. Lui era ammalato. Si sentirono defraudati. Sapevano che i due giovani preti della Montà, paese limitrofo, avrebbero “Cazzà” (spinto) con le loro benedizioni le nuvole verso di loro! Leggerlo in dialetto dà il senso figurato delle preghiere che si scontrano deviando il temporale verso gli altri.
Dal libretto autobiografico “Un toco della vita e delle vicende di Casalegra”. Comune di Rubano 2009. Autobiografia di Don Bettio.
vedi anche 4 dicembre 2021 – diario settimanale
Giovedì 23 febbraio 2023. È un ricordo un po’ triste, proprio per questo è doveroso farne memoria. Finora si è mantenuto nell’oblio proprio perché fonte di dolore. A farlo riemergere sono state le letture relative all’abbattimento delle barriere verso i diversi voluto dalla legge Basaglia, l’apertura al mondo dei manicomi. Quello di Trieste fu il primo e ne divenne il simbolo. Erano quei luoghi dove veniva nascosta ogni diversità che avrebbe disturbato il quieto vivere della società tutta. Erano gli anni sessanta del secolo scorso quando ho conosciuto la zia Maria, era una parente acquisita, che ho seguito fino alla sua morte. Viveva da sola ed era consuetudine farle visita. Aveva un fratello anche lui anziano che aveva vissuto una vita piuttosto sbarazzina, fino a cadere nel mondo della morfina. Non conosco il percorso che lo ha portato alla dipendenza. Ha perso così famiglia e socialità, trovando casa a Brusegana, il manicomio. Saltuariamente portavo la zia a prendere lo zio per qualche ora di libera uscita. Ho potuto vedere perciò le segrete stanze di quel luogo, ampi stanzoni dove la varia umanità passava il tempo di chissà che! Ogni volta era uno schiaffo per noi che venivamo da “fuori”. Nel giorno in cui stava “fuori”, pranzava con la zia e poi gironzolava in centro città, luogo della sua gioventù. Al tramonto li raggiungevo e insieme in auto lo riportavo “dentro”. Per lo zio Moro, così lo chiamavamo, era uno strazio. Per me ogni volta era difficile, per la zia Maria doloroso, sapendo che non c’era una via d’uscita se non la morte.
Venerdì 24 febbraio 2023. Data significativa. Siamo a un anno dall’inizio della strage in Ucraina. I missili russi continuano a colpire con uguale ferocia obiettivi militari e civili. Sul fronte l’esercito neosovietico manda allo sbaraglio truppe giovanissime e inesperte proveniente all’estremo oriente, inconsapevoli di quanto succede all’ovest e sul fronte europeo. Gli strateghi russi pensavano di avere vita facile, mai avrebbero pensato di trovare un popolo deciso a non soccombere. Subito la Russia colpisce dal cielo con missili tutta l’Ucraina, attacco che si accompagna a una guerra di trincea sanguinosa fuori dalle strategie moderne. Tutto il mondo ha il fiato sospeso per la continua minaccia di usare l’arma atomica. Le forze in campo sono impari e l’Ucraina tiene testa ai russi grazie agli aiuti delle Nazioni democratiche occidentali. Alcune nazioni condizionano l’invio di armi in funzione che siano esse di difesa e non di offesa, come fosse possibile etichettare una pallottola come offensiva o no. Siamo alle solite ambiguità per non dovere onorare il sacrosanto dovere di aiutare le vittime dell’invasione “Sovietica”. Un solo esempio: perché i Russi ritengono di poter colpire Leopoli con razzi a lungo raggio mentre gli ucraini devono limitarsi a parare i colpi, cioè difendersi e non colpire a loro volta gli obiettivi militari da cui partono aerei e missili?
Sabato 25 febbraio 2023. Mi succede, leggendo, di incontrare parole o frasi che mi colpiscono e che appunto sul primo pezzo di carta che trovo. Ogni tanto riemergono.
-Montalban, L’uomo della mia vita, pagina 120. La felicità non consiste nel fare ciò che si vuole ma nel volere ciò che si fa. – Alessandro Barbero, Dante, pagina 110. Sulla tassazione… quelli che dispongono di più ricchezze sostengano un maggior onere per la spesa della comunità. -Gibran, autore de Il profeta, pagina 91. Se non puoi vincere chiedi la pace! Finché noi musulmani non saremo forti da batterli. – E come una foglia non ingiallisce senza la complicità della pianta tutta. – Magris “Infinito viaggiare”. Viaggiare è riposo, rilassamento, fuga. La vita di ogni giorno è infinito (è la vita).- Vivo nella speranza che la notte passi rapida, notte dopo notte, giorno dopo giorno.
Sono pensieri che mi accompagnavano nei primi mesi del 2020, tra i miei dolori senza tregua, la malattia della mamma, il Covid e la mia inutilità di essere d’aiuto. Quest’ultima è una curiosità. Ho saputo che Di Maio come ministro degli Esteri aveva onorato i russi di una onorificenza della Repubblica Italiana, prontamente recessa con l’avvento del conflitto con l’Ucraina. Quanta superficialità e incompetenza della classe politica dell’uno vale uno!
Domenica 26 febbraio 2023. Ho trovato un foglio anonimo ingiallito dal tempo di favole natalizie. Una di questa spiegano l’origine dei fili d’oro che ornano gli alberi di Natale. In una casa di contadini con molti bambini si stava preparando l’albero, palle colorate, candeline, dolcetti. Il cane e il gatto di casa cheti cheti guardavano ammirati, un topino uscì dalla sua tana per vederlo. I ragni nel silenzio della notte salterellavano di palla in palla, di ramo in ramo, allegri per le lucine. Di primo mattino i bimbi si svegliarono e corsero giù a vedere l’albero. Lo trovarono avviluppato da tante ragnatele di fili sottilissimi d’oro e d’argento. Fu un regalo della notte Santa.
In tempi lontanissimi i barbari invasero la Gallia. I contadini fuggivano dalle orde di Attila e Genserico. Tra i fuggiaschi i Santi Crispino e Crispiniano. La notte di Natale si fermarono in una casupola a chiedere aiuto. Trovarono una donna, il cui marito era stato ucciso dagli invasori, e un bimbetto, avevano fame e freddo tanto da aver bruciato perfino gli zoccoli di legno. I due santi tagliarono un albero con il quale fecero gli zoccoli, con i trucioli accesero il fuoco per scaldare la casupola. Per magia i trucioli divennero pepite d’oro. Da allora i santi Crispino e Crispiniano divennero il protettori dei calzolai. Gli zoccoli di legno divennero simbolo natalizio e vengono donati pieni di dolciumi e ornano le case. Altre favole le tengo per i prossimi Natali! Tratto dal Libro secondo, n. 203.
Lunedì 27 febbraio 2023. Un mesto avvenimento. Un mese fa è venuta a mancare per grave malattia la figlia di amici fin dall’infanzia. Con loro abbiamo condiviso giorni lieti. Di questo triste fatto mi ha colpito l’immenso dolore dei genitori. Un dolore che mi segue come un’ombra che non vorrei subire. In questa occasione ho provato quanto grande esso sia. Il pianto straziato di mamma Maria, il silenzio di Bruno, l’ho immaginato dentro di me, penso non sia comprensibile se non si è colpiti. Non saprei come sopravvivere. Vorrei piangere abbracciato a loro.