diario dalla finestra di casa Libro II

13 febbraio 2023 – diario settimanale

13 Febbraio 2023

Martedì 7 febbraio 2023. Ieri Due scosse di terremoto di 7.8 gradi, pari a 1000 volte la potenza del terremoto che ha colpito Amatrice in Italia qualche anno fa, hanno colpito la Turchia ai confini con la Siria. È una zona particolarmente calda per la guerra siriana che ha provocato milioni di profughi, una tragedia sull’altra. Questa zona è un punto d’incontro tra la placca africana e quella euro asiatica e tra quella araba e la anatolica. Figurativamente le placche terrestri sono il mantello solido della terra su cui noi viviamo suddiviso in tanti pezzi che galleggiano sul nucleo centrale della terra che è il liquido, un immenso pentolone di rocce liquide fuse a migliaia di gradi. Sia il nucleo liquido che le placche solide si muovono, pertanto quando si scontrano provocano il terremoto. Per similitudine sono dei blocchi di ghiaccio che si staccano dalla banchisa polare e vagano per l’Oceano e investono tutto ciò che incontrano. Quel liquido infernale che c’è al centro della terra noi lo conosciamo, sono le colate laviche che fuoriescono dai vulcani. I vulcani sono dei fori che attraversano la crosta terrestre mettendo in comunicazione il nucleo centrale liquido con la superficie terrestre. Il Vesuvio, l’Etna e lo Stromboli sono un esempio. Duemila anni fa il Vesuvio ha distrutto Pompei e il golfo di Napoli e ora è maturo per una nuova eruzione. Non sappiamo se fra un giorno o cent’anni! Eppure sulle falde del Vesuvio vivono un milione di persone punite non si capisce se per minoranza, fatalismo, necessità di non voler vedere! 

Mercoledì 8 febbraio 2023. Sto leggendo la “Tregua” di Primo Levi. Avevo letto “Se questo è un uomo” che parlava della sua permanenza ad Auschwitz, luogo del male assoluto che lo ha inesorabilmente segnato portandolo molti anni dopo al suicidio. Quella lettura è stata difficile e mi rifiutavo di rifarlo con la “Tregua”. Invece questo libro tratta delle traversie vissute da uomo libero nel suo viaggio di ritorno in Italia tra le rovine, anche morali e sociali, attraverso la Russia, Romania, Ungheria, Austria e Italia fino a Torino la sua città. Di questa peripezia di luoghi e di varia umanità, di cultura scontratesi nella guerra e dell’appendice tragica che furono i lager. Riscrivo un fatto in cui Levi racconta le avventure ladresche di un suo compagno di viaggio, un romano di bassa malavita della capitale finito casualmente nella rete dei nazisti. Questi gli parla del “saccagno”, si tratta di un mozzicone di coltello con uno spigolo tagliente per aprire la tasca dei derubati per sfilargli il portafoglio, da cui deriva il “saccagnato”, la vittima. Nota di colore: in Veneto si dice saccagnato per indicare la vittima di un sacco di botte oppure di una caduta rovinosa “me sento tutto saccagnà!”

Giovedì 9 febbraio 2023. Il diario fa una pausa. C’è aria di stanchezza, mi manca la spinta dell’emergenza Covid che andava seguita ora per ora. Ora calamità altrettanto serie come la guerra russo-ucraina o il terremoto turco-siriano saranno seguiti nei momenti cruciali. 

Venerdì 10 febbraio. Sbocco in Prato dalla Valle da una strada in ombra, il cielo è terso, l’aria limpida, il sole splende. La corona di statue marmoree bianche come le banchine che corrono attorno all’Isola Memmia ad arginare il canale. Visione suggestiva. Sullo sfondo la basilica di Santa Giustina fa da scenario. In bicicletta giro intorno lentamente. Su un ampio spazio di asfalto senza intrusi, un centinaio di gabbiani sono riuniti in un cerchio di una decina di metri, sono immobili rivolti al sole col becco in su. Il vento un po’ teso scompiglia le loro piume. Statuari adoratori dell’astro della luce! 

Ora uno sprazzo di memoria: avrò avuto una decina di anni, nell’andare a scuola passava per la Piazza delle Erbe. Sotto la scalinata per il salone del Palazzo della Ragione c’era un negozio di frutta secca e sementi dov’era garzone Marcello, un po’ più grande di me, che furtivanente mi metteva in tasca qualche armellino secco, albicocca, così chiamato alla veneziana perché proveniente dall’Armenia con cui la Serenissima trafficava. 

Ancora un ricordo. Ieri sera avevo freddo ai piedi. A Natale mi è stato regalato uno scaldino elettrico quanto mai comodo. Mi risveglia il ricordo del mattone messo a scaldare nel forno della stufa a legna. Quando tornavo a casa da scuola a mezzanotte, anno 1954, me lo mettevo sotto le coperte per riuscire a prendere il sonno. L’attuale stato di benessere è tale da rendere incredibile il disagio del passato. I giovani non conoscono il tempo trascorso, pertanto diamo per scontato e ovvio tutto quello che oggi abbiamo. Questo avviene perché la storia nel suo insieme non è conosciuta e maldestramente non insegnata nelle scuole. Così facendo siamo fatalmente portati a ripeterne di errori e a non godere appieno di ciò che abbiamo!

Sabato 11 febbraio 2023. Covid settimanale: 229 decessi 30.911 contagi. I numeri sono confortanti ai fini statistici. Restano tristi in quanto vittime.

Riflessione sul futuro. Antefatto. Ho salutato Rita che è in zona Caorle per il fine settimana. Per associazione di idee mi ricordai che in quei luoghi di lavoro e boschi di pioppi Hemingway scrisse un romanzo storico. Ho pensato di inviare a Rita la nota per curiosità via WhatsApp. Presi il telefono e scrissi: Hemin… e Lui, il cellulare, completò Hemingway più rapido di me a scrivere. Come poteva, Lui, sapere cosa volevo?! Mah. Continuai a scrivere: in quelle lagune di Caorle scrisse un … e, Lui, mi anticipò “un romanzo”. Pensai a un sortilegio. Significa che in quei 1.000 secondi, Lui, si era letto tutto Hemingway e dedotto che in quel di Caorle aveva scritto quel romanzo, sbalorditivo. Al tempo delle Streghe, Lui, sarebbe stato condannato al rogo. I nostri ragazzi, e noi stessi, maneggiamo simili strumenti di magia senza renderci conto di che cosa uscirà da questa pietra filosofale.

Quando 60 anni fa leggevo di fantascienza mi entusiasmavo, ora che è diventata realtà mi turbano. E se ciò ci scappasse di mano?! L’atomica, l’energia nucleare, è una realtà il cui potenziale può distruggere il mondo, l’umanità così come siamo, e continua a essere una spada di Damocle nelle mani di menti malate. L’intelligenza artificiale, perché di questo si tratta, potrà prevaricare l’uomo? Questo è quello che ci chiediamo oggi. Questo era quello che leggevo del nucleare che portava energia e limitata e contemporaneamente ci minacciava di sterminio. Meditiamo gente, meditiamo! Suggerisce il saggio, inascoltato. 

Domenica 12 febbraio 2023. Non so cosa pensare! Ieri sono incappato in una piccola scoperta relativa al mio telefonino, le sue capacità di intelligenza artificiale sulle quali poi ho fatto alcune riflessioni. Sul giornale odierno un lungo articolo affronta da par suo l’argomento. Dice, il Rampini, che negli USA c’è preoccupazione sulla diffusione d’uso che si fa di questa nuova frontiera della Scienza. Il Rampini ha simulato una sfida con “chatgpt” il computer che io ieri ho chiamato “Lui” chiedendogli un’analisi in 5000 parole su di un tema nel quale Federico è competente sia come giornalista che scrittore. Ebbene, Lui, dopo cinque minuti ha sfornato il testo richiesto. Lo riconosce corretto per ortografia e sintass, in un inglese perfetto nonché dignitoso ed equilibrato nei contenuti. Egli stesso avrebbe potuto aggiungere qualche riga frutto di ricerca di archivio, ma non più di tanto. Avrebbe però dovuto lavorarci sopra cinque ore o cinque giorni per elaborarlo. A questo punto il giornalista si dilunga a descrivere le conseguenze, le ricadute nel mondo dell’informazione e ancor più nella didattica dove gli strumenti trovano tutto fatto, tutto risolto. Conclude dicendo che esiste il tallone di Achille, in quanto l’intelligenza artificiale è progettata e programmata dall’uomo con le sue ideologie e pregiudizi! Pertanto ribadisco quanto detto ieri: meditiamo gente, meditiamo! Riferimento: Corriere della Sera del 12 febbraio 23, pagina 28, Federico Rampini “Intelligenza artificiale…”. 

Lunedì 13 febbraio 2023. Perché ho indovinato a non guardare Sanremo!? Provo a dirlo con parole mie come dicono mie figlie quando non sono svelto di comprendonio. Avrei dovuto sorbirmi situazioni insopportabili:

– aver relegato il messaggio, il grido alla libertà di Zelenski alle due di notte e non più gridato da chi è vittima diretta, Zelenski stesso, ma a una lettura di altri tra una pubblicità e una canzonetta. Che tristezza! 

– aver dato spazio a Fedez di cantare in libertà alla droga e al bacio linguale a Rosa Chemical, “l’uomo fluido”. L’accademia della Crusca lo inserirà al più presto nel vocabolario del “Belsi”.

– certo lo stracciare la fotografia del viceministro Bignami in difesa nazista non è stato un bel gesto di pace politica. Caro Bignami, ti ricordo però che gli scheletri, anche se in armadio, rimangono pur sempre scheletri. Fuor di metafora: cosa fatta capo ha! Quella divisa non ti è stata messa a forza, quindi smettila di strapparti le vesti e far la vittima. 

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