Andamento pandemico – Politica e cronaca
Lunedì 20 dicembre 2021. Covid 97 decessi 24259 contagi. La situazione è in peggioramento per numero di contagi e positività rispetto allo scorso anno, mentre le morti e le terapie Intensive sono 7 volte inferiori grazie ai vaccini. Rimane però l’allerta perché da Natale scorso ad oggi le attività sono aperte quindi sono facilitati i contagi. Il fenomeno si è sparso in tutto il mondo, alcuni paesi hanno chiuso tutto. New York, che solo un mese fa aveva festeggiato l’uscita dal Covid, è ricaduta nell’incubo, nella paura. Temo che le luci natalizie ci distolgano delle cautele che dobbiamo avere per questi giorni. Oggi è l’anniversario della morte di mia sorella Giannina. Un mesto ricordo.
Martedì 21 dicembre 2021. Covid 137 decessi 16213 contagi. Non so più come esprimere la convinzione che non ci sia modo di far sì che i novax si vaccinino con il dialogo, ma servano mezzi coercitivi. A fronte dell’evidente positività del vaccino a ridurre drasticamente morti e ospedalizzazioni, per contrapposizione chi non si vaccina provoca morti e malati quindi si rende colpevole e come tale va trattato dalla comunità. Dovrà essere reso inoffensivo con l’esilio, con l’isolamento identificativo, niente lavoro. Solo pochi saranno sanzionati, non si possono far sparire 6 milioni di persone, ma procedere con una decimazione dove un soldato a caso pagava per tutti con la fucilazione. Una barbarie. Concettualmente applicabile nel nostro caso. Isolandone un certo numero nell’isola simbolo, Ventotene, di questa punizione, l’esilio, sperando che spinga gli altri a vaccinarsi. Ho espresso una teoria farneticante per un paese democratico. Non si può altresì consentire questa scia di morti sull’altare della Libertà di pochi con teorie complottistiche. Per voce di un tassista che dice “mi hanno costretto a vaccinarmi se no non potevo lavorare, mi sono però giocato il futuro, fra qualche anno diventerò sterile”. Prima della legge Basaglia uno che diceva una facezia simile sarebbe stato ricoverato in manicomio! A fronte di questa sequela di assurdità, per dire lo stato d’animo dell’uomo qualunque che ha rispettato le regole e che si sente minacciato da chi queste regole non rispetta. Certo che io come tanti altri stiamo uscendo di senno elaborando simile ipotesi. Tutto è possibile! Il conte Ugolino confidò a Dante “poscia, più che il dolore poté il digiuno”.
Mercoledì 22 dicembre 2021. Covid 153 decessi 30798 contagi. Il 21 dicembre del 2020, 415 morti 10872 contagi. Ho fatto questo confronto per ricordare a tutti il valore del vaccino. L’anno scorso, senza vaccino, con tutte le attività sospese e rigide restrizioni c’erano solo 10872 contagi e ben 415 morti. Quest’anno, presente il vaccino, con le attività aperte abbiamo ovviamente più contagiati, 30798, ma solo un terzo dei morti! Questo per riaffermare quanto siano sbagliate le contestazioni nei novax. Tocca ora alla politica decidere, lo farà domani 23 dicembre, se sia giusto subire l’attuale numero di morti per tenere aperte le attività economiche e il rilancio dell’economia oppure introdurre nuove restrizioni. È una spinosa decisione politica in quanto anche l’impoverimento è una piaga dura da accettare. Faccio auspici perché Draghi abbia la giusta ispirazione. Una nota: il governo inglese già all’inizio della pandemia aveva deciso di tenere aperte le attività affinché con l’espandersi del contagio si raggiungesse la “protezione di gregge”. Dopo pochi mesi ha dovuto ricredersi e imporre le chiusure. Passata la prima ondata ha riaperto l’economia raggiungendo uno standard di più di 150 morti al giorno. Ora la variante Omicron ha riaperto alla crescita dei morti! Lo spettinato biondo Boris cambierà verso nuove chiusure? Oppure pensa che sia il giusto prezzo di vite umane da pagare per essere liberi? Sempre che gli ospedali riescano a sopportare la nuova ondata.
Giovedì 23 dicembre 2021. Covid 146 decessi 36293 contagi. I numeri in crescita ci tengono sul chi va là. Massima cautela. Un pensiero sulla impreparazione psicologica a questo evento, la pandemia, che ci ha portati a tempi lontani quando l’incertezza ci accompagnava ogni giorno.
Da 70 anni, da quando siamo usciti dalla seconda guerra mondiale, viviamo in pace, quasi, avendo raggiunto un benessere per me insperato che le successive generazioni hanno recepito come normalità. Rifiutando di tener conto delle incertezze del vivere, non volendo vedere le incertezze che possono essere catastrofiche: l’inquinamento, il cambiamento climatico che di questo è conseguenza, la mancanza d’acqua eccetera. La pandemia è uno di questi fenomeni. Il benessere diventato un diritto acquisito che non deve essere toccato, costi quel che costi. A costo di precarizzare il futuro. Non siamo preparati ad affrontare psicologicamente le incertezze, si preferisce girare la testa dall’altra parte. Il benessere coadiuvato dalla scienza ci ha messo a disposizione tutto e subito, perfino i figli sono più alti di noi vecchi. E ciò è bene. Se però non ci alleniamo ad affrontare l’incerto, e il Covid lo è, saremo sopraffatti. Le Cassandre preannunciavano l’inquinamento, il cambiamento climatico ne è la conseguenza, mentre noi giravamo la testa per non vederlo. Avevamo altro a cui pensare: nuovi jeans alla moda! Si predisponevano piani anti pandemici in vista di una pandemia, i segnali c’erano, AIDS, SARS, aviaria eccetera. Ma non venivano attuati, le risorse venivano indirizzate altrove per ragioni di cassetta politica. Questo allontanamento dalla realtà ci ha tolto la facoltà di combattere. Si preferisce non vedere!
Venerdì 24 dicembre 2021. Covid 168 decessi 44595 contagi. Che dire? Le luci delle luminarie tentano di coprire il buio dell’espandersi della pandemia. I preparativi per il pranzo natalizio procedono alacremente. È stata fatta incetta di tamponi, semisicuri! Io mi attengo alla ffp2 e alla buona sorte. Al pranzo saremo in 10. Abbiamo ceduto al bisogno di stare insieme, sono trascorsi quasi 2 anni dall’isolamento. Quando ci vediamo ci vediamo invecchiati! Di rompere l’alea della “dismissione” che aleggia sempre di più e che impedisce, o fa dimenticare, la socialità che dà un senso al vivere. Fra qualche anno quando la bufera Covid sarà passata, faremo i conti con i danni che l’isolamento avrà provocato, specialmente nei giovani, sulla loro psiche.
Sabato 25 dicembre 2021. Natale. 141 decessi, 50599 contagi. La giornata è cominciata in sordina, qualche telefonata di circostanza ai più vicini. La messa in televisione per evitare i contatti, una regola che stiamo per infrangere con il pranzo di mezzogiorno, saremo in 10. Facendo finta di rispettare le regole facciamo anche un’auto tampone che sappiamo bene essere sicuro al 50%. Risultiamo negativi. È evidente che ci raccontiamo bugie per giustificare l’incontro rinviato da 2 anni.
Vicino a mezzogiorno la quiete è interrotta con l’arrivo di Rita con i suoi e le vivande cucinate. Io provvedo a verdure crude e cotte. Poi l’arrivo di Paola con i pacchi regalo e altro che si scoprirà più tardi. Siamo io e Franca, Rita Michele Daniele Federica, Paola Mauro Marcello Marta. Da questo momento alle 19 non ci sarà tregua. Le regole anti Covid si stanno allentando. I profumi dei cibi in cottura aleggiano nell’aria, gli stuzzichini affluiscono a buon ritmo accompagnati dal contenuto di bottiglie, le più diverse, di vino. Le bibite sono escluse. Le pappardelle alla papera sono il piatto forte, il grosso pollo arrosto ripieno e via via tutto il resto. Tutto quanto è gradito. Commenti e battute sono una fiumana. Io e Mauro cediamo a un pisolino. La Franca non perde un colpo con le cibarie. Finalmente arriviamo allo scambio dei doni, carte variopinte e nastrini ovunque, grida di sorpresa. Infine la lotteria dei regali perduti, ciofeche e vecchi regali di cui liberarsi. Un coro di risate. Verso la 19 tutti se ne vanno contenti di essere tornati per qualche ora in quel bel mondo incantato, non lo sapevamo, di prima del Covid.
Domenica 26 dicembre 2021. Covid 144 decessi 54772 punteggi. La curva epidemiologica continua a salire come altresì era previsto. Oggi è stata una giornata di tregua, piove, siamo chiusi in casa. Allego uno scritto tratto dal libro “Nonno parlami di te” alle pagine 57, 58
Racconta qualcosa di tua moglie, la nostra nonna. Dove l’hai incontrata la prima volta? Ti ricordi quando è stato? Dove l’hai invitata al primo appuntamento? Quando avete iniziato ad uscire insieme? E dov’è successo? E cosa si beveva in quei tempi: vino, birra, o gassosa?
Quanto dirò per rispondere a queste domande l’ho sicuramente già scritto in altre occasioni, trattandosi di un argomento tutt’altro che secondario. Tutto è successo piuttosto rapidamente, nel giro di un anno fummo marito e moglie. Ci conoscevamo da diversi anni, frequentavamo entrambi la parrocchia dell’Immacolata al Portello, era sorella di uno degli amici. Faceva la camiciaia e al bisogno mi rivolgevo a lei. Però non faceva parte del gruppo, non era usuale che, in patronato, i ragazzi si frequentassero con le ragazze. Perfino in chiesa durante le funzioni maschi e femmine stavano in banchi separati. Fino al servizio militare ci conoscevamo ma nulla più. Al mio ritorno dopo 18 mesi, subito ho frequentato la scuola serale per due anni pieni compresa l’estate. Ero uscito anche dal gruppo degli amici, anche dei più vicini. Diplomatomi sono tornato tra gli amici, le cose erano radicalmente cambiate, alcuni sposati, altri fidanzati, perciò la frequentazione era sporadica. In una di queste uscite serali per andare al cinema, al Concordi, si accodò al gruppo anche nonna Franca. Eravamo passati per casa sua a raccogliere il fratello. Noi tutti fummo sorpresi della sua richiesta e più di tutti suo fratello Cesco. Quella sera al cinema si sedette vicino a me. Nulla di insolito, fu l’inizio dell’avventura.
Il giorno dopo ero al lavoro, l’azienda aveva un migliaio di dipendenti. Fui chiamato al centralino telefonico con sorpresa e incredulità di tutti, mia più che mai, ero un semplice operaio, uno dei mille. Al telefono c’era lei che mi fissava un appuntamento. Sconcertato accettai, non potevo certo mettermi davanti a tutti a discutere l’opportunità, il dove, il quando, il perché! Questa fu la prima scena del film del mio matrimonio con la nonna. Era una bella ragazza, o meglio signorina, avevamo 26 anni, un po’ strabica quanto basta per rendersi più interessante, non mancava di intraprendenza, fu lei a darmi il primo appuntamento. Così per essere fuori schema. Il fidanzamento fu breve, non potevamo perdere tempo, ci sembrava di averne perso già molto. Il tempo per stare insieme era poco, io lavoravo 10 ore al giorno in turni alternati e al sabato 6 ore. Alla domenica era tutto un far programmi in vista del matrimonio. Ricordo che facevamo ipotesi che si scontravano con le limitate risorse economiche. Nonostante tutto noi, complice l’incoscienza giovanile, l’anno seguente “convolammo a nozze”. Da quel momento in poi fu un film diverso dove la regia aveva un genere ben definito. Nonna Franca. L’ultima domanda, cosa si beveva, non ho memoria. Ricordo lunghe camminate coronate da lunghe discussioni sul cosa fare, come fare, in che tempi. Non ricordo di essere mai stato in un ristorante. Caro il mio Alessandro e chi mi leggerà, la vitaè una fucina di sorprese e non consente programmazioni troppo precise. Bensì una grande propensione all’adattamento, al compromesso. La vita a due non è colorata solo di bianco e nero ma è un arcobaleno, se poi c’è la vivacità di nonna Franca la vita è tutta uno sfavillare di colori.