Sentimenti

Lettera a Toni e Franca, 29 aprile 1958

5 Agosto 2021

Ritrovamenti: nel mucchio di ricordi che da sempre ho accatastato alquanto disordinatamente per quando sarei andato in pensione, questo era quello che mi dicevo, ho trovato una lunga lettera che Tonin ci ha scritto qualche giorno dopo il nostro matrimonio nel 1958. In quell’occasione era diventato mio cognato avendo sposato la sorella di Franca. Questo preambolo non è tanto relativo alle parentele bensì perché Tonin fu uno dei personaggi che nella prima giovinezza mi aveva aiutato a crescere, a formarmi, a indicarmi valori della vita.

La lettera scritta 63 anni fa da una persona di estrazione culturale cristiana ben radicata ha un sapore d’altri tempi, certo non superati nella sostanza nell’indicare la retta via del vivere. Certo lo è nella forma pomposa, integrale che non ammette deviazioni, difficile da perseguire. Questo nulla toglie a quel gruppo di educatori che ci ha accompagnato per mano a maturazione. Segue la trascrizione e l’originale manoscritto.

Carissima Franca, Toni carissimo, 

scusate, scusate proprio se – dopo avervi importunato con la mia presenza fino al limite del sopportabile nel giorno delle vostre nozze – oso tornare a disturbare anche la pace di questi vostri giorni sereni. Ma una lettera si può trattare diversamente da un ospite importuno che si presenti di persona e di cui non si sa come disfarsi. Una lettera può anche essere ripiegata e riposta da parte e se mai tirata fuori e letta quando se ne abbia voglia, quando non si ha niente di meglio da fare.

Proprio sapendo questo, prendo la penna in mano per scrivere queste righe che leggerete, appunto, quando ne avrete tempo e voglia. Ma non avrei potuto non farlo, perché non so proprio se saprei trovare occasione e modo di dirvi a voce quanto mi preme, invece di esprimermi lasciando parlare il cuore. Avevo pensato di dir tutto quello che, appunto, qui vi dirò, in un discorsetto al rinfresco, poiché – voi sapete che in fondo io sono un timido anche se a prima vista può non sembrare – poiché, dicevo, non avrei certo trovato il coraggio di dirvelo a quattr’occhi. Ma il mio discorsetto sarebbe stato rivolto solo a voi come una espressione di intimi sentimenti ed a voi soltanto destinato, anche se, per necessità di cose, avrebbe dovuto essere sentito da altri. Le circostanze non hanno permesso che io potessi prendere allora la parola, ma, a ripensarci, concludo che forse è stato meglio così. Può ben darsi che tutti non l’avrebbero compreso. E, del resto, lo scritto rimane, è più intimo e, spero, più efficace. Ma ecco finalmente, senza ulteriori preamboli, che cosa vi avrei detto, non con le solite frasi fatte che in simili circostanze sono di prammatica, ma proprio con un sentimento che – voi sapete – sgorga sincero dal cuore.

Innanzitutto la mia, la nostra, partecipazione più intima e più viva alla vostra gioia di quel giorno, il nostro profondissimo compiacimento per essere voi giunti alla meta tanto agognata. Ma soprattutto questo auguri avrei voluto allora formulare ed ora esprimo: che la Provvidenza riservi a voi ed alla vostra nuova famiglia quello che ha concesso, con tanta materna benevolenza, a coloro che giusto sei anni e dieci giorni prima, hanno occupato lo stesso vostro posto innanzi all’altare e nella sala del rinfresco: la concordia – cioè – la buona volontà di operare il bene, tanta pace, tanta serenità e, soprattutto un profondo e vero e duraturo amore che, non solo non venga mai meno, ma che anzi si perfezioni, si completi, si accresca ogni giorno come – e perdonate la presunzione della citazione diretta che vuol solo essere uno sprone ed un conforto per voi – come noi, dicevo, abbiamo sperimentato. E però, ed anzi prima di tutto, la benedizione del Signore copiosa e larghissima.

Se sarà così, carissimi sposi – e certamente sarà così solo che voi lo vogliate – potranno anche venire le contrarietà, le prove, le difficoltà, ma certamente tutto sarà superato, tutto certamente anzi si trasformerà in motivo di gioia e di consolazione, solo che rimaniate vicini, solo che veramente e profondamente vi amiate. Perché quando c’è il vero amore la benedizione del Signore non può mancare, ed in essa c’è veramente tutto.

Verranno anche i terremoti – e così proseguendo avrei posta la mano sul capo di uno dei vostri piccoli – verranno anche i perturbatori della quiete pubblica e privata, ma saranno essi il coronamento veramente e la benedizione del vostro amore, saranno essi il motivo ed il coronamento della vostra unione, il completamento del vostro matrimonio e di voi stessi. Vi daranno un sacco di preoccupazioni, vi faranno dannare, vi toglieranno del tutto la tranquillità, il sonno, la possibilità di mangiare un boccone in pace; ad un certo momento vi sembrerà magari di non poterne più, vi metterete le mani nei capelli, li sfiderete, li sculaccerete… ma vi renderete presto conto che non potrete vivere senza di loro, che basta un loro gesto, una parola, un sorriso per farvi dimenticare tutto, per farvi sopportare tutto, per riempirvi l’animo di immensa gioia, la gioia di essere papà e mamma, la gioia di avere – attraverso l’amore e per opera dell’amore – trasmessa la vita, la gioia di vedersi moltiplicati e continuati nei vostri figlioli.

Ed a questo punto, caro Toni, avrei aggiunto un augurio solo per te: che tu possa avere l’indescrivibile consolazione di veder trattati da tua moglie i tuoi figli, come chi ti parla vede trattati i suoi da sua sorella. Tu forse non potrai trovare modo – come non l’ho saputo ancora trovare io – di ringraziare abbastanza la madre dei tuoi figli; ma vi basterà, a sera al termine di ogni vostra giornata, trovarvi accanto l’uno all’altra, magari anche senza pronunciare parola, per sentire un’infinità serenità nella pace della vostra casa, per constatare che ogni giornata ha regalato un passo in avanti del vostro amore.

Tutto questo, Franca e Toni carissimi, avrei detto allora. Ma avrei soggiunto qualcosa di anche più importante. Ponete a fondamento della vostra famiglia l’onestà dei costumi, la rettitudine delle intenzioni e delle azioni, intendo in una parola l’amore cristiano. Proclamiamo noi, carissimi, proclamiamo noi ben altro con la nostra vita la insostituibile validità dell’amore cristiano, senza del quale non può darsi vera famiglia; proclamiamolo e viviamolo in questo tempo in cui da tante parti alla famiglia cristiana si attenta e si irride.

In chiesa il sacerdote ha detto delle bellissime preghiere, recitate proprio solo per voi, e mi auguro che possiate trovare modo di rileggerle attentamente. Sono consolantissime. Tra l’altro nell’epistola (è un brano di una lettera di San Paolo) ad un certo punto è detto: “Uomini amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa”; questa è per te caro Toni. Ma ce n’è anche per te, Franca: “Donne, siate soggette ai vostri mariti come la chiesa è soggetta a Cristo”. Voi capite che se questi saranno i vostri ideali ed i vostri propositi, la vostra vita matrimoniale non potrà non essere piena di sole. Del resto voi avete incominciato bene; vi siete preparati e prossimamente anche riservati l’uno per l’altra i sentimenti migliori del vostro cuore, la più profonda e completa dedizione esclusiva. Soprattutto anche avete inteso che cosa sia e che cosa rappresenti il sacramento del matrimonio ed anche voluto che al vostro banchetto nuziale sedesse, primo fra tutti i convitati, il Cristo. Sappia Egli, come a Cana di Galilea, trasformare con la sua divina presenza, oggi e per ciascun giorno del vostro matrimonio, la povera acqua dell’affetto umano nel vino sincero e fragrante del Cristiano Amore.

Accettate, carissimi, questo augurio di cui non trovo migliore e che viene dal profondo dell’animo di chi osa considerarsi un po’ vostro fratello maggiore.

Vi abbraccio con tanto affetto, Tonin

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