Covid: 166 decessi, 3224 contagiati. Quota giornaliera. Lo stato pandemico continua a migliorare. L’andamento sanitario positivo libera spazio alla politica. I partiti si sono lanciati ventre a terra a piantare paletti identificativi sulle cose fatte e a denunciare con epiteti le incapacità altrui di fare altrettanto in un continuo botta e risposta sul nulla. Gli pseudo alleati di maggioranza tengono un piede costantemente all’opposizione, con astuzia, in attesa del semestre bianco, quel lasso di tempo di sei mesi in cui non è consentita la crisi di governo per l’elezione del capo dello Stato. Le opposizioni vecchie e nuove protette da questo scudo daranno battaglia. Non riesco a intravedere uno sfogo a questo ingorgo parlamentare!
Sulla tragica vicenda della funivia sembra confermata l’ipotesi non tanto di errore umano bensì di non aver fermato l’impianto per disfunzione del sistema frenante. Anzi il sistema frenante fu materialmente bloccato con i “forchettoni”, attrezzi preposti a disattivare i freni durante le manutenzioni, con lo scopo preciso di non dover intervenire in caso di bisogno. Le peggiori ipotesi possibili che si possono supporre.
Un fatto analogo, di tutt’altra gravità, ma concettualmente simile mi è accaduto nel 1943-45. Come ho più volte ricordato, durante la guerra vivevo in campagna per scampare ai bombardamenti aerei: facevo il contadino a tutti gli effetti. Ecco il fatto: il carro agricolo a due ruote è trainato dal cavallo o dai buoi. Quando il carro viene caricato di merce il peso può non essere equamente distribuito. Se gravita anteriormente poggia tramite le stanghe sulla schiena del cavallo. Se carica posteriormente fa sollevare le stanghe che sono però bardate al cavallo facendogli perdere il contatto con il terreno. In dialetto si diceva “el fa caoeva”, parola di cui non conosco l’origine. Per evitare il fenomeno si è dotato il carro sotto la parte posteriore di un paletto robusto agganciato a penzoloni, lungo fino a pochi centimetri da terra che dondolava continuamente. Nel caso il carro si sbilanciasse posteriormente il paletto toccava terra impedendone il ribaltamento. Lo stesso avveniva anteriormente dove il paletto era fisso. Quando si arrivava sull’aia e si doveva scaricare il carico si staccava il cavallo e il carro poggiava sul supporto anteriore. Con un cordino connesso con il paletto di sicurezza posteriore veniva alzato il paletto consentendo così al carro di ribaltarsi posteriormente. Quando il carro svuotato veniva riportato in orizzontale, il paletto posteriore tornava in posizione per la forza di gravità. Il funzionamento era a prova di stupido. Un cordicello!
Un giorno tornai a casa con un carico da solo e non sapevo come far ribaltare il carro e togliere con il cordino il paletto. Ebbi l’idea di legare il paletto con il cordino in posizione orizzontale così potei rovesciare il carro. Tornai al campo per un secondo carico e mio zio mi chiese come avevo fatto con il paletto. Glielo spiegai come fosse stata una genialità. Invece mi sgridò: non fare mai più una cosa simile perché poi se ti dimenticavi di ripristinare il paletto sarebbe stato un guaio serio!
Questo insegnamento l’ho utilizzato in moltissimi altri casi durante tutta la vita in contesti diversi. Torniamo alla funivia del Mottarone: si è avverato quanto previsto da mio zio, con l’aggravante che non fu dimenticanza bensì consapevole disprezzo della vita per denaro. Ora macchiato di sangue!