125 decessi, 4717 nuovi contagiati. Navighiamo in acque tranquille! L’euforia si nota ovunque per le vie del centro città: lo struscio, i bar affollati, i negozio attivi, qualche rissa in piazza al Duomo, i centri commerciali che riprendono la loro funzione alla grande, come luoghi di aggregazione casuale senza mai essere di socializzazione. Lasciamoci andare, dimentichiamo il virus facendo finta che sia stato solo un cattivo sogno. Una illusione da cavalcare un solo giorno per non pagare un conto salato.
Con la fantasia faccio una scampagnata fuori porta sui viottoli dei Colli, ancora poco battuti dai festaioli, sui lati dei quali spuntano rigogliose, seminascoste da foglie secche, zolle di violette, mentre su spazi più aperti gialli i bottoni d’oro, gli onnipresenti tarassachi, in volgo pissacani, gli sparpagliati azzurri occhietti della Madonna. Per i gitanti più venali le verdure di campo, le rosole che a giugno riempiono i campi di frumento di rossi papaveri. I radicchi selvatici e similari, bruscandoli che sbucano dalle siepi e rovi. Tra gli alberi le morbide “rsarazee” succulente per le frittate.
Ricordo che con i figli ancora bambini si tornava a casa stanchi e bruciati dal sole con le sporte di verdure selvatiche pronte per essere lavate e cucinate come trofei di caccia. Quei pomeriggio venivano interrotti per consumare la merenda a base di salame e mortadella, torte casalinghe all’ombra degli alberi mentre i bambini provvedevano a sbucciarsi le ginocchia in cadute rovinose sui sassi. Bastavano quelle poche ore di scampagnata per ricaricare le batterie e affrontare la settimana rinvigoriti.