diario dalla finestra di casa Libro I Mi Sono Sbottonato!

8 aprile 2021

8 Aprile 2021

Covid. 627 decessi. È la quinta volta nel 2021 che superiamo quota 620. Segnali contraddittori sull’andamento epidemiologico, questo conferma che le restrizioni non vanno ridotte. Ieri, per oggi, è arrivato il tanto atteso appuntamento per la vaccinazione per tutti e due. Un sospiro di sollievo. Subito i nipoti a chiedermi dettagli in particolare su che vaccino ci faranno. Così ho risposto: “Questo o quello per me pari sono! A me basta che sia quello giusto; che non abbia effetti collaterali avversi, gravi o meno gravi. E che mi diano la cioccolata per superare il trauma dell’iniezione”. Questa battuta mi ricorda l’auspicio che fece nonno Gigi 56 anni fa a proposito di una gita in macchina, mi disse: “A mi me basta el postesin davanti in fianco al guidatore”. Questa gita ve la racconterò in un altro momento. 

Stamattina ci siamo presentati al centro vaccinale della fiera in ritardo di qualche minuto per un ingorgo stradale. Nel grande parcheggio, quasi pieno, decine e decine di anziani, molti carrozzellati come noi che, come un gregge, convergevano verso l’entrata preambolo di affollamento. Invece, superata l’entrata, come d’incanto si è aperto un ampio spazio dove molti incaricati della Croce Rossa ci prendevano in carico e ci consegnavano ad altri che a loro volta ci portarono al sito di vaccinazione. Cortesia e sorrisi a profusione.

Anche qui le due infermiere e il medico, in un clima di cortesia uniformemente distribuita, sbrigano le formalità amministrative, mentre un’infermiera mi aiuta a spogliarmi e mi fa l’iniezione, sempre scambiandoci spiritosaggini. Ci fissano l’appuntamento per il rinnovo e ci consegnano alla Croce Rossa che ci accompagna alla sala di monitoraggio, 15 minuti, trascorsi i quali ci portano all’uscita per il parcheggio auto. Il tutto in 40 minuti. Mi sono congratulato con il medico per l’efficienza e la cordialità, cosa assai gradita.

La zona della Fiera nel 1936

Tornati all’auto mi sono guardato intorno e d’incanto vedo sparire l’attuale topografia del luogo sostituita da quella della primavera del 1936. Proprio in quel punto ero con mio padre che mi tratteneva per mano trotterellandogli in fianco, avevo 5 anni. Eravamo al centro del piazzale che aveva a nord, verso la ferrovia, il consorzio agrario dietro il quale c’era l’osteria della zia Norma della quale ho molto detto nei miei scritti. L’osteria era dove oggi sorge il Palazzo delle Nazioni della Fiera a ridosso della ferrovia. Sull’osteria della zia Norma vedi: Trasgressioni e La guerra d’Etiopia

Da questo punto di osservazione faccio un giro a 360°. Verso Nordest, sotto l’attuale cavalcaferrovia, c’era la casa dove sono nato. A Est, fra i campi, il deposito di carburanti di Ciccio Benzina, amico di mio padre. A Sud i Magazzini Generali quindi a Ovest, dove ora c’è il capannone fieristico numero 8, il retro del mercato ortofrutticolo all’ingrosso la cui entrata era in via Nicolò Tommaseo. Erano questi i luoghi della mia prima infanzia che ho continuato a frequentare fino al dicembre del ’43. Il primo bombardamento di Padova rase al suolo questa zona.

Perché ricordo con tanta precisione questi luoghi e il 1936, anche se avevo solo 5 anni? Perché stavo attraversando quel piazzale e ho sentito suonare le sirene delle fabbriche, dei magazzini a festeggiare la fine della guerra d’Etiopia e la nascita dell’impero, AOI, Africa Orientale Italiana. Seguivo le vicende di guerra con le immagini del vignettista Beltrame sulla Domenica del Corriere che sempre c’era nell’osteria.

A questo punto sono uscito dallo stato di trance e la Rita ha voluto fotografare quei punti immaginari da me descritti ora coperti da tutt’altri manufatti. Sono rimasti pochi riferimenti di quei giorni: dalla Chiesa della Pace, due palazzi a condominio dietro la chiesa stessa. Dall’altra parte della ferrovia, in corrispondenza al tratto morto della strada che va all’Arcella che finisce sulla ferrovia, c’era il passaggio a livello ferroviario, proprio qui sono rimasti una decina di metri di cancellata in cemento che divideva la ferrovia dalla strada. Tale cancellata l’ho disegnata su uno schizzo allegato al raccontino Il cestino dell’asilo” dal libro “Mi sono sbottonato”, libro di ricordi. Il cestino dell’asilo

Tutto quello che ho descritto è contenuto nel raggio dei 100 m entro i quali la Rita ha fotografato.

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