Continua lo stallo, qualche decesso in meno, solo 380, aumentano i contagiati e sale al 5.3% il numero dei positivi, attualmente sono 500.000 (3.500.000 dall’inizio della pandemia), pertanto a fronte del numero elevato dei contagiati, non sono previsti i tracciamenti. In altre parole continuiamo a inseguire il virus anziché contrastarne le mosse. Una considerazione sull’uso dei vaccini, anche quelli che hanno avuto casi avversi in un numero così esiguo che sono inferiori di quelli di incappare vittima di un incidente aereo. Questo non vuol dire non rilevarli, ma confermano la bontà di vaccini e i controlli che si fanno sugli stessi. Nonostante questa situazione critica, prima tra tutte, quanto è successo alla Sardegna passata dal bianco al rosso cupo nel giro di tre settimane, il Governo è riuscito a leggere la possibilità di programmare una serie di apertura di attività sottoponendole a regole stringenti e valutabili. Queste aperture non hanno possibilità di evitare le regole.
Ha 1000 ragioni il professor Galli a denunciare che abbiamo già sbagliato due volte ad aprire, mi auguro però che intercettaremo con minor danno dei precedenti l’eventuale cambio di rotta. Grazie anche ai vaccini. Ho seguito la conferenza stampa del presidente che ha messo a tacere con battute al vetriolo di una signorilità unica i soliti detrattori, prima fra tutte la fiducia al ministro Speranza. Ha ribadito la centralità della vaccinazione come base per ogni sviluppo futuro. Ha fatto una esposizione chiara di indirizzi sulla ripresa economica, precise date sull’avvio di grandi opere strutturali mettendo su tutte la propria faccis, cosa mai vista da decenni. Ha detto “alla scadenza di quelle date io dovrò darne ragione”. Ritengo questo un giorno storico che definirà un prima e un dopo!
Molti altri governi, da decenni hanno annunciato una infinità di “prima” senza un “dopo”. Ne cito uno per tutti: dal balcone del palazzo del governo, atto di mussoliniana memoria, di Maio proclamò:” Abbiamo sconfitto la povertà” con il reddito di cittadinanza, sappiamo com’è finita.