Libro I Mi Sono Sbottonato!

Perigeo. Islanda, 2009. Prima parte.

29 Marzo 2021

Un luogo simbolo

Giunti a Reykjavík, la prima tappa del nostro viaggio è il sito storico e Parco Nazionale Þingvellir (Þing “parlamento” e vellir “pianoro”). Il luogo è caratterizzato da alcuni importanti fenomeni, collegati tra loro.

Geologico, il primo: proprio in questo punto la grande faglia che divide la placca europea da quella americana per una lunghezza di 7 km si è abbassata di decine di metri e continua a muoversi. Altresì tutta l’isola è di formazione vulcanica, è recente la formazione di un’isola appena al largo della baia della capitale. Forse proprio per l’espressione di forze non umane, mitologicamente divine, questo luogo è diventato il ritrovo dei capi delle varie tribù ospiti dell’isola per concordare il governo, le leggi, la giustizia.

Sociale è infatti il secondo fenomeno, che ha fatto di questa località la prima sede di un embrione di Alþing “parlamento” già dal 930 dopo Cristo fino alla fine del 1700, forse il primo al mondo. Rimanendo comunque il luogo identitario della nazione dove si festeggiano gli eventi più importanti proprio a ridosso della parete di faglia.

Acqua glaciale

Un elemento incombente è l’acqua, sotto forma di pioggia o nebbia che sono sempre nell’aria in qualsiasi momento. Il sole, il cielo libero, sono solo momenti, mentre sul terreno è un dilagare di ruscelli, fiumi, rigagnoli, spesso violenti, che trascinano enormi quantità di sassi all’oceano. Anche lui, l’oceano, sembra un vecchio, cupo, corrucciato, dai capelli sconvolti. Non è un mare amico. Durante tutto il tragitto, svoltosi quasi sempre in vista del mare, pochissime imbarcazioni.

L’apoteosi espressiva dell’acqua è nelle cascate. Alcune sono immense, di portata e forza inimmaginabili. Hanno scavato nei pianori vulcanici canyon profondi invasi da nebbia di acqua nebulizzata dall’impatto della corrente con gli ostacoli. Spesso sulle pareti del canyon si aprono bocche sorgive lunghe chilometri. La costituzione di tutta l’isola è di origine lavica, ovunque le formazioni carsiche consentono lo scorrere delle acque. Il colore dell’acqua è glaciale, non tanto inteso come freddo, lo è in quanto risultato della fusione dei ghiacciai eterni a pochissima distanza, quanto perché è di un colore azzurro plumbeo quale riflesso del cielo, della presenza di bollicine d’aria, quasi in emulsione, dovuta al ribollire dell’acqua nella sua corsa vorticosa e, per le stesse ragioni, alla sospensione di granelli di polvere vulcanica erosa alla lava solidificata. Certo non è una presenza amica.

Prati verdissimi

In contrapposizione, distese di prati verdissimi, rigogliosi, punteggiati qua e là di fattorie dipinte di vivaci colori, pochissime e distanziate l’una dall’altra di chilometri. Gli agglomerati sono di poche unità, i paesi citati nelle carte geografiche come città possono essere di qualche decina di abitazioni.

Ritengo che la vita sociale sia problematica! Come testimoniato dal fatto che la notte tra sabato e domenica, nelle vie della cittadina molti giovani convergono dalle fattorie, lontane anche un centinaio di chilometri. Al ristorante facciamo mezz’ora di coda. Ho assaggiato carne di balena. All’interno giovani vocianti e birra a volontà. All’esterno del ristorante la coda si allunga. Sono cominciati gli schiamazzi proseguiti fino al mattino. Verso l’alba sentivo i pompieri, la piazzetta antistante l’albergo era invasa da schiuma antincendio, erano stati bruciati i cassonetti delle immondizie. Durante la colazione abbiamo chiesto notizie sull’accaduto. Ogni fine settimana è così, vengono rinforzati sia la guardia medica che i servizi antincendio per far fronte a fatti di questo genere risultanti dall’uso smodato di alcolici nonostante la vendita sia consentita solo in pochi negozi specifici.

Tornando al verde e caratteristico paesaggio della stagione estiva, lo si vede punteggiato ovunque da innumerevoli cilindri ricoperti di plastica bianca: sono imballi di fieno essiccato per l’alimentazione animale durante l’inverno. Per me è rimasto incomprensibile come possano essiccare il fieno visto che piove ogni giorno. Sul pianoro sono segnalati i luoghi di riunione del popolo, la chiesa, l’edificio dove l’assemblea dei capi si riuniva per discutere e legiferare e i luoghi destinati ad aspettare le varie delegazioni.

Cascate divine

Riprendiamo il viaggio fino alla cascata di Gulfoss (gull “dorato” e foss “cascata”), ritenuta la più grande d’Europa, impressionante per portata e violenza con, dopo il gran salto, il canyon nel quale si versa, stretto, profondo, scuro, avvolto dal pulviscolo d’acqua. Pochi chilometri prima ci siamo fermati a Geysir, località che ha dato il nome al fenomeno della fuoriuscita in fontana di soffioni d’acqua con ritmi più o meno costanti. Il soffione principale si alza fino a una settantina di metri ogni 5-10 minuti. Tutto intorno fumarole.

una cascata islandese

Dopo una settantina di chilometri sulla sinistra si intravede il ghiacciaio che copre il vulcano Eyjafjallajökull, relativamente piccolo, che diverrà famoso nel 2010 quando la cenere fuoriuscita durante l’eruzione costrinse mezzo mondo a fermare il traffico aereo. La nube di cenere è arrivata su tutta l’Europa e non solo. Nei pressi, si trova Seljalandsfoss, una cascata alta un centinaio di metri, sfrangiata, un sentiero la percorre sul retro.

Subito Skògafoss, un’altra cascata a livello del mare, o quasi, dal quale si erge una parete verticale, probabilmente un fronte lavico a colate sovrapposte, coperto d’erba. Dal bordo superiore precipita una cascata d’acqua imponente, sembra immobile, salvo a metà altezza dissolversi come una nube percorsa d’arcobaleni incrociati.

Si cominciano a vedere uccelli marini. Siamo nelle vicinanze di un luogo importante di nidificazione, Gar∂ar, piccolo insediamento in riva all’oceano, spiaggia di sabbia nera e sassi, sulla quale si erge una falesia incombente. Alla base ci sono ammassi di colonne pentagonali di granito disposte ora verticali ora inclinate fino ad orizzontali, a seconda delle spinte tettoniche in fase di affioramento. L’attrattiva più rilevante è il sito di nidificazione delle rondini di mare e in particolare dei pulcinella di mare, i puffin. I nidi sono costruiti su piccolissime sporgenze della parete verticale. Ogni piccolo anfratto è occupato, tanto che i nidi spesso sono a contatto. Sorprendente il via vai dei genitori dal nido al mare. Sul mare è un brulicare di tuffi alla ricerca del cibo tra le onde schiumose. Lo stridio assordante è in qualche modo coperto dal rumore della risacca. Incantevole vedere qualche pulcino a becco spalancato ricevere il cibo dal genitore. È un fenomeno visto più volte in televisione, ma vederlo dal vivo è una sorpresa.

Ci spostiamo di qualche chilometro per visitare un faro posto sopra uno sperone alto un centinaio di metri sotto il quale, in processione sul mare, alcuni faraglioni. Sotto uno di questi, tozzo e squadrato, è scavato un arco, si dice che a volte qualche piccolo aereo ci passi per acrobazia. Alcuni uomini pitturano il faro rendendolo splendente sotto un sole inconsueto, sullo sfondo grossi nuvoloni neri si rincorrono: dal lato opposto dell’orizzonte l’enorme cupola del ghiacciaio con le sue colate arriva a portata dei nostri sensi, il vento freddo sempre presente, la fattoria solitaria rosso carminio su una distesa erbosa di un verde improbabile senza sbavature di colori diversi, senza fiori e qualche passero solitario. Tutto questo crea l’atmosfera di molti libri fantastici letti a quindici anni e mi ricorda il mondo che vorrei.

Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!”, Libro I, pag. 159-161

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