In occasione di un mio viaggio in Sicilia ho visitato, su segnalazione di amici, la chiesetta di Sant’Ippolito, lungo il percorso della mulattiera che congiunge Erice con la valle omonima. Cercando la chiesetta ho percorso parte della mulattiera che, dato lo stato di abbandono, mi ha anticipato la situazione di Sant’Ippolito. La visita aveva lo scopo di constatare l’abbandono, l’incuria, il degrado dell’edificio. Il contesto in cui si trova la chiesa fa intendere che questa ricopriva una importanza notevole nel percorso di fede del popolo.
Una chiesa, un ovile
Sono entrato attraverso un pertugio, l’entrata era chiusa, il gregge di pecore, e non di fedeli, era al pascolo. Sì, perché la chiesa da moltissimi anni è un ovile.
L’interno era buio, alla luce di una torcia elettrica mi sono trovato a calpestare uno strato di stallatico di almeno un metro di spessore. La luce della torcia mi ha consentito di intravedere le pareti dipinte. Dipinti sprofondavano sotto il livello del letame. Spostando lo stallatico per seguire un disegno mi sono accorto che l’intonaco era sollevato è solo toccandolo se ne è staccata una grossa porzione. Ho avuto modo di contare tre strati di dipinti sovrapposti, avevano ancora colori vividi, non è risultato chiaro se ci fossero altri livelli di dipinti. Certo non ho competenza per dire se si trattasse di opere importanti artisticamente, certamente era un libro figurato che il popolo analfabeta leggeva a sostegno della sua fede. Chi può dire se sono importanti o comunque portatori di nuove conoscenze?
Ho sottoposto alle autorità preposte del Comune di Erice l’urgenza di intervenire per salvaguardare quanto rimane, affinché i nostri figli e poi i loro figli possano leggere la storia delle nostre radici.