Itinerario: Palermo, aeroporto di Boccadifalco, Ustica, Capri, il litorale campano laziale, la tromba d’aria su Ostia, Montecristo, Elba, Pisa aeroporto, Milano.
Luglio 1952, corso Calatafimi, nell’auto guidata dal maresciallo Fontana, autista del generale Bonamico, comandante dell’aeronautica militare sud Italia. Stavamo andando dall’aeroporto al Quartier Generale a Palermo. Seguivo spesso il generale nei suoi trasferimenti. Ho sentito il generale dire al maresciallo di organizzare il potenziamento del servizio auto, in quanto l’aereo a sua disposizione doveva essere portato a Milano per manutenzione.
Poco dopo, rimasto solo col maresciallo, dissi che mi sarebbe piaciuto fare quel volo visto che avevo avuto qualche giorno di licenza. Il giorno dopo un furiere (la fureria è l’ufficio amministrativo del comando) mi chiese i miei dati personali senza darmene una ragione. Mentre servivo il pranzo il generale mi chiese se ero pronto a partire. Chiesi: “Per dove?”, “Vai a Milano in Beechcraft, il maresciallo ti dirà”. Ringraziai, compìto. Dentro di me facevo salti di gioia.
In Beechraft Palermo-Milano
In volo sopra Palermo scavalcammo il Monte Pellegrino e quindi arrivammo sul mare aperto. La cabina di pilotaggio era molto spartana e la carlinga piccola aveva delle panchine lungo le pareti. Per me era tutta una scoperta, il rumore cadenzato dei motori, il beccheggiare, i piccoli finestrini dai quali apparve quasi subito Ustica. Ancora un po’ e avvistammo la costa campana. In lontananza Capri e il golfo di Napoli. Tutte visioni scolpite nella mia mente.
Col beccheggiare in aumento, diverse nuvole su in alto, lo stomaco ben presto protestò, iniziò l’uso dei sacchetti. Questo non mi impedì di guardare fuori, eravamo sul litorale pontino, davanti a noi un muraglione di nubi nere e compatte, alto verso il cielo all’infinito e fino a 500 metri verso il mare. L’aereo scese rapido e mettendosi appena sotto il tetto-nuvola. Il pilota mi chiamò per mostrarmi sulla sinistra una coda scura che congiungeva la nube al mare con un angolo di una ventina di gradi, con una forma a doppio imbuto con le bocche una sul mare l’altra sul soffitto della nube e rastremata al centro, correva rapida verso la terraferma. Mi domandavo se saremmo riusciti a passare prima che arrivasse sulla nostra rotta. Il pilota virò a destra verso la costa e così riuscì a passare per un pelo. Fiuuuu!
Tornammo sul mare appena in tempo per vedere l’isola del Giglio con i suoi terrazzamenti e in fondo sulla sinistra Montecristo impervia, tutta uno scoglio appuntito. Ancora un po’ quindi Pianosa, l’Elba, Capraia. Una lunga virata e una lenta discesa su Pisa.
Il Beechcraft è un aereo a due carlinghe, sembra una esile libellula a due code in contrasto con il grosso elefante rappresentato dal C130. Il pilota lo parcheggiò sotto le ali di due C130 affiancati, ci saranno stati almeno cinque metri di spazio tra il nostro moscerino e le ali del gigante. L’autocisterna fece rifornimento senza che noi scendessimo e subito ripartimmo. Il successivo ricordo è l’arrivo a Milano Linate, sembravamo una macchinina a pedali sull’autodromo di Monza.
Dopo quel viaggio mi sono ripromesso di volare ancora, ma ho aspettato ventidue anni, altre erano le priorità. Dapprima un viaggio di lavoro negli Usa, successivamente Russia, Polonia, Cecoslovacchia, sempre per lavoro. Finalmente dal 1988 l’era dell’associazione culturale Perigeo: “Popoli e civiltà” passati e presenti, vicini e lontani. Viaggiatori alla scoperta di mete insolite ma anche di itinerari locali, con cui ho condiviso viaggi davvero entusiasmanti.