Il virus sta svolgendo il suo lavoro in modo scaltro: si presenta con molte facce diverse per evitare le difese che noi umani mettiamo in campo e che lui, il virus, supera con facilità, allargando sempre di più le sue conquiste. Fuor di metafora: il virus sta dilagando, è più contagioso. Si stanno predisponendo altre misure restrittive nella speranza che le vaccinazioni comincino a contrastarne la diffusione.
Proprio su questo fronte ho delle perplessità. È vero che l’industria farmaceutica ha ridotto le forniture, ma ho scoperto solo oggi che l’Italia ha ricevuto finora 6.540.270 dosi, ne ha utilizzate 4.540.876, lasciandone a magazzino 2.001.384. Perché? Il Veneto ha iniettato il 65% di quelle ricevute. È presumibile che con il passare dei giorni le consegne aumentino, siamo pronti ad utilizzarle? Saprà il nostro Alpino farne buon uso? Dobbiamo dare ancora qualche giorno al generale Figliuolo per coordinare il sistema vaccinale. Il commissario europeo Breton prevede che per fine marzo l’Europa avrà 100 milioni di dosi.
La strada prioritaria è dunque organizzare una macchina vaccinale fluida, utilizzando gli spazi disponibili, non inventare le “primule”, piuttosto meglio le tende militari. In ogni ospedale una postazione, le caserme gestite dai militari, nelle fabbriche che possono contribuire anche amministrativamente, presso i medici di base (uno di questi intervistato dice me ne danno 11 dosi la settimana.) E, importante, squadre mobili di vaccinatori per anziani, portatori di handicap, fasce deboli che, portate con fatica nei centri vaccinatori, rischiano molto. Utopia?