I dati giornalieri, gravi, non cambiano. Siamo entrati nella seconda primavera di questa inusitata guerra. Sembra una frase storica. Tristemente lo è, come si dice anche ora: i bombardamenti aerei iniziarono nell’inverno del 43-44, il primo dei quali fece più di 1000 morti. Il Covid non è da meno. Per salvarsi dai bombardamenti chi poteva sfollava nelle campagne; ora non c’è via di fuga. Anche allora il coprifuoco notturno. Situazioni parallele se ne potrebbero prospettare a josa, prima fra tutte la paura, l’incertezza del domani.
Ora abbiamo un’arma miracolosa in mano, il vaccino, il cui uso va razionalizzato per il massimo beneficio. Il beneficio può essere realizzato in due direzioni. L’una è minimizzare i decessi, che è anche l’obiettivo etico. A tale scopo vanno prioritariamente vaccinati i più fragili. I dati ce lo dicono chi sono: il 4,33% sono da zero a 59 anni, il 95,67% di età dai 60 anni in su. La decisione vaccinatoria sembrerebbe ovvia. L’altra direzione strategica è vaccinare gli addetti sanitari e il personale a questi collegato per assicurare una migliore assistenza ai malati, non certo agli avvocati, magistrati e furbetti vari. Va da sé che se venissero vaccinati gli anziani e fra questi gli anziani più anziani li toglieremo dagli ospedali. Si capisce che io sono uno degli anziani più anziani? Mi pare che la prima scelta oltre che etica sia anche utilitaristica per accorciare i tempi della pestilenza. Se continuiamo a suddividere in mille rivoli le priorità: scuola, forze dell’ordine, sanitari, servizi essenziali, giustizia con i suoi avvocati, magistrati e carceri, e conseguentemente i furbetti infiltrati, non ne usciamo più. Certo, non pretendo di essere uno stratega o solo della lobby degli anziani, e ho semplificato troppo un processo complicato, ma qualche riflessione si può fare.