Al lunedì non diamo credito ai numeri statistici. Ci aggiorneremo domani. Parliamo delle azioni di contenimento del virus. Quello che fa più notizia è la chiusura delle piste da sci ritenuta impropria ma più ancora fuori tempo perché non annunciata in tempo da far sì che le strutture sciistiche fossero preparate, per la qualcosa si sono dovute sostenere molte spese, tant’è che i danneggiati parlano di risarcimenti.
Faccio due considerazioni ovvie quanto banali. 1) Il comitato scientifico preposto alla valutazione avrebbe dovuto prevedere con certezza l’evolversi della pandemia con tempi certi. Impossibile! Ammesso e non concesso che avessero accesso a tale vaticinio, chi l’avrebbe accettato? Infatti un mese fa l’andamento pandemico sembrava in via di risoluzione, o almeno di attenuazione. 2) Circa i risarcimenti rispondo con una fantasia visto che chi l’ha ipotizzata vive nel mondo delle fiabe. I danni vanno chiesti a chi li ha provocati, il virus con le sue varianti che cambiano le carte in tavola a giorni alterni. Ora hanno definito la riapertura per il 5 marzo, fra 20 giorni che è il tempo necessario per attivare gli impianti sciistici e l’organizzazione indotta perciò la data del 5 marzo deve essere ritenuta certa e tassativa. Chi può dirlo che così sarà. E allora ricomincerà la manfrina contro il comitato scientifico di mancato vaticinio! Basta! Un po’ di serietà.
Viaggio in Marocco dal 22 settembre al 4 ottobre 1998. Quinta puntata.
1 ottobre 1998, trasferimento da Errachidia a Quarzarzate. Prendiamo la “via delle mille Kasbe”. Siamo scesi dalle montagne dell’Atlante e percorriamo i margini del deserto sahariano. Visitiamo le Gole di Todra, sono spettacolari, tra due pareti perpendicolari distanti tra loro una ventina di metri, si cammina sul greto del ruscello. Si prosegue per Imeter per vedere i Ksar, tipici villaggi fortificati usati spesso per girare film d’avventura sul deserto, paesaggio molto scenico, sul bordo di un largo greto di fiume. Quindi si va alle Gole di Dades, è una lunga valle punteggiata da villaggi fortificati con le facciate delle costruzioni in terra cruda che spingono la fantasia a sognare escursioni favolose. Il letto dei torrenti è molto ampio, a dimostrazione che in certe occasioni transitano masse notevoli d’acqua. Sostiamo poi a Kelaa M’gouna, un villaggio fortificato. La zona è nota per l’industria delle rose, per fare un litro di estratto è necessaria una tonnellata di petali. A Ksour, la Kasba è chiusa da una porta in mattoni da adobe ben decorata, anche qui è fiorente l’industria delle rose.
Nota: lungo la strada delle Kasbe, sulla destra le montagne con le valli di cui detto sopra, a sinistra il deserto macchiato di sterpaglie. In lontananza una scia di polvere, sembrava una madre di bufali in corsa, avvicinandoci scoprimmo che si trattava di carri armati, una lunga colonna proveniente dal deserto aperto, attraversava la strada prendendo un tratturo che si inoltrava nella montagna. Ci fu riferito a Ouarzazate che in quel momento c’era dell’attrito diplomatico con l’Algeria.