Risalgono i decessi a 420, diminuiscono i contagi “del diman non v’è certezza”. In tutta Europa c’è recrudescenza. Si stanno ridisegnando i colori con l’aggiunta del rosso cupo e quindi nuove restrizioni.
Politica: il diario scritto oggi riguarda i fatti di ieri. Il Presidente del Consiglio, messo all’angolo, ha dichiarato che oggi 26 gennaio avrebbe dato le dimissioni, per trovare così una via d’uscita al tunnel in cui è stato costretto a fronte di sue iniziative improvvide. Una per tutti: la gestione dei 206 miliardi di aiuti UE che aveva contrattato e ottenuto. Forse pensava di poterli gestire da solo presentando un piano di utilizzo a dir poco impresentabile e vago. Incompetente. Ora siamo nella fase in cui “si fa l’Italia o si muore” di risorgimentale memoria!
Gujarat. 11-27 novembre 2004. Decima e ultima puntata.
New-Old Delhi, siamo nel cuore della città. Il forte rosso è chiuso, a causa di una manifestazione politica. In ampi spazi aperti, comunque sotto il sole, ci sono centinaia di migliaia di persone radunate per accodarsi al corteo già avviato. Giovani con abiti regionali o di appartenenze più diverse, e uomini di bianco vestiti con il tradizionale lenzuolo tra le gambe. Perciò ci siamo diretti alla moschea Jame Masjid, grandiosa, architettura islamica. Tra le più grandi in Asia. Quindi all’antico osservatorio astronomico e poi al Mausoleo di Humayun. È un complesso di costruzioni, moschee, caravanserragli. È il primo mausoleo in India, si erge sopra un basamento in arenaria rossa intercalata a marmi bianchi che impreziosisce il tutto. Sono in corso grandi lavori di recupero. I giardini sono stati ricostruiti rifacendosi a dipinti del ‘700. È stato questo mausolei di modello per il Taj Mahal di Agra. Nel pomeriggio si va a Firosabad, è la quinta città delle molte che si sono susseguite a costituire Delhi. È del 1534. Rimangono poche rovine che stanno sistemando. Importante una colonna dell’ imperatore Ashoca con sue iscrizioni. Nelle vicinanze una grande moschea che Camerlano adottò come modello per Samarcanda. Per diecimila fedeli. Il Qutb Minar, maestoso minareto alto 72 m di arenaria rossa con inserti in marmo bianco. Una colonna in ferro di 7 metri di altezza con iscrizioni in sanscrito del sesto secolo del periodo Gupta, testimonia la maestria nella fusione della ghisa visto che resiste da secoli alla corrosione. Il Qutb Minar è ritenuto la meraviglia d’Oriente. Ancora la base di un minareto che doveva servire una immensa moschea mai costruita.
Il forte rosso. In fase di riassetto di palazzi e giardini. Stanno rincastonando le pietre dure che formavano fiori sui marmi che le baionette inglesi scardinavano per ricordo durante il colonialismo. È un complesso di costruzioni molto vasto in cui la storia secolare rende suggestivo. Il Museo Nazionale ben articolato: statuaria antichissima. Esistono elementi che confermano la presenza dell’uomo già dal Neolitico. Oreficeria, dipinti, miniature, terrecotte, bronzi.
Nota di colore: sul lato di una strada c’è un mercatino tibetano, sono piccole baracche di legno, in una di queste c’era una vecchina sdentata che teneva alcune ceste di vimini piene di cianfrusaglie, monili di metallo, perline di vetro, bracciali di bronzo, collanine di tutto un po’. Era self-service, affondavi le mani e portavi insuperficie sempre cose nuove. Con la manciata di cose andavi della vecchina che prendeva un pezzo alla volta e te lo metteva nell’altra mano, a ogni pezzo borbottava fra sé, alla fine su un pezzo di giornale scriveva il totale in rupie. Erano cifre per noi irrisorie. Era uno spasso. Da lei ho comprato 4 ciotole di bronzo sonanti. Mettevi la manciata di oggetti sciolti in tasca o nello zaino e via. Sono tornato almeno due altre volte in successivi viaggi, ho trovato lei sempre lì immutabile. Fine.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, numero 182