Nessun cambiamento epidemiologico. Qualche intoppo nella fornitura dei vaccini da parte dei produttori. Sarebbe innaturale non ci fossero. Auguriamoci che siano superati. Quello che mi rattrista sono le fotografie sul giornale di Milano-navigli e Roma a San Lorenzo in Lucina, la folla compatta alla movida. Da un lato i morti e dall’altro gli incosciente untori per un calice di prosecco; insieme con ristoratori ribelli, giocatori di poker, il governatore Fontana che scalpita perché la Lombardia è stata messa in zona rossa. Poco o nulla da commentare!
Gujarat. 11- 27 novembre 2004, Quinta puntata.
17 novembre: giornata di tregua dopo giorni infuocati di fatica e calore, si sono raggiunti i 39 °. Ci dedichiamo alla visita dell’isola Diu, colonia portoghese da secoli fino al 1961 l’anno in cui i colonizzatori furono scacciati. Era una fiorente comunità mercantile da e per l’Europa. Architettura lusitana in particolare a Fuman, quartiere abitato dagli europei. Tre imponenti chiese testimoniano una presenza numerosa di cristiani. La chiesa di San Tommaso oggi museo di statue di Santi, di San Francesco in stile barocco pesante ancora funzionante, di San Paolo trasformata in ospedale. Sono passati 40 anni dalla liberazione dai Portoghesi e tutto si è adeguato allo standard indiano: miseria e degrado. Il forte ora trasformato in parte in carcere è fatiscente.
Il giorno seguente visitiamo Somnath, uno dei dodici santuari Jyotirlinga dedicati a Shiva, sceso tra gli uomini, importante meta di pellegrinaggio Indù. L’Antico tempio del decimo secolo più volte distrutto è stato sostituito con uno insignificante. Nota di colore: sulla spiaggia in riva all’oceano dove i pellegrini vanno a bagnarsi, hanno steso grandi teloni per proteggersi dal sole sotto i quali un gran numero di Santoni, i Sadù, seduti sulla sabbia pregano per e con i fedeli e raccolgono offerte in denaro, in cibarie, frutta dolci e in un caso un pollo che l’officiante ha sacrificato alla divinità tagliandogli la testa. Tutti a salmodiare, vociare, bimbi che si rincorrono alzando nugoli di polvere. Fantasmagorico.
Alle 14:30 siamo a Jumagadh. Visitiamo un imponente forte e la moschea, poi al pozzo Navghan Kuva la cui scala scende girando all’intorno (San Patrizio ad Orvieto ben più grande). Altro pozzo, Adichadi Vav, si scende per 170 gradini. Nelle pareti sono state scavate delle stanze riccamente istoriate, a varie profondità, per il soggiorno del Maraja e la sua famiglia durante i mesi estivi. Fuori città c’è una cava-tempio del II secolo. Se ne misura l’imponenza nella foto allegata, paragonandola alle persone.
Sulla strada del Monte Gimar, altro importante complesso templare da noi non raggiunto, abbiamo visitato il luogo dell’editto di Ashoka, imperatore del terzo secolo avanti Cristo. Trattasi di un ciotolo di 5 metri di diametro inciso per disposizione dell’ Imperatore per dare regole univoche ai sudditi. È ritenuta la prima scrittura della civiltà indiana. È un documento fondamentale. Pernottiamo a Gondal, l’albergo è nella reggia del Maraja, sembra una descrizione di Salgari. La stanza da letto è di metri 12 x 6 con annesso uno studio e un bagno adeguato. Tappeti dipinti miniature creano un’atmosfera esotica. Un tramonto infuocato. In cielo stormi di migliaia di anatre che tornano dalle paludi ai luoghi di nidificazione, all’indomani mattina vedremo lo stesso flusso di pennuti che tornano alle paludi. Un bel giardino con statue e pavoni a fare la ruota e l’infinito cicaleggiare di stormi di pappagalli sugli alberi. Di notte è un continuo canto degli uccelli notturni. In piena notte l’urlo di un uccello preda del gufo. In questa giornata le strade erano sorprendentemente buone.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, numero 182