Continuano a mantenersi costante contagi e decessi. È confermato dallo studio dei dati epidemiologici che l’unico “colore” di precauzione che consente la riduzione del contagio è il “rosso”. L'”arancione” non ne assicura la riduzione. Il “giallo” è percepito come un libera tutti perciò è inutile. Però è in arrivo il “bianco” che non so interpretare. Forse vorrà dire che la polizia va per le case a fare uscire tutti? Aspettiamo la normativa applicativa che verrà emanata dopo le altre 176 che a vario titolo attendono sul tavolo del governo. Così non sarà più necessario multare i contagiati che non rispettano la quarantena.
Gujarat 11-27 novembre 2004. Terza puntata.
15 novembre 2004, Vadodara – Lothal – Bhavnagar. Attraversiamo la piana formatasi alla foce del fiume Sabarnati, intercala paludi, lagune e campagna fiorente, anche tre raccolti l’anno. Arretratezza e povertà coniugata al degrado. Antico porto, di un mare ormai lontano, sito di scavi a harrappani 3000-1900 A.C., civiltà dell’Indo. Sono stati scavati bacini e moli di attracco. Dai materiali di risulta è facile raccogliere reperti: ciotole ovali o sferiche, presunti giochi o contrappesi, un pezzo di colino di terracotta, perline di conchiglia, vetro, pietra. In una baracca un piccolo ma interessante museo sulla civiltà dell’indo. Ho acquistato due grossi volumi sull’archeologia del luogo, pensavo di fare innamorare uno dei miei nipoti alla materia.
Quindi una lunga traversata tra paludi di marea la cui onda penetra fino a 40 km. Impressionante osservare i fiumi d’acqua che vagano da est a ovest ogni giorno e viceversa. In questa regione arrivano da tutto il mondo navi destinate allo smantellamento e fate arenare sulla battigia e qui assaltate da un nugolo di uomini che con metodi arcaici le fanno a pezzi. Spero che oggi non sia più così.
A Bnavanagar siamo ospitati in casa del Maharaja trasformata in albergo. In giardino una carrozza ferroviaria su uno spezzone di rotaia. Era qui la stazione di arrivo della ferrovia privata del Maharaja linea ora non più attiva. L’arredamento d’epoca, stanze enormi con i ventilatori a pale in ottone, tendaggi, tappeti, quadri e trofei, letto a baldacchino e ovunque polvere. Alla sera a cena nel gran salone tutto marmi, valletti in turbante, posateria dorata, luci sfavillanti. Il fatto: esce dalla cucina un valletto con un gran vassoio dorato da portata e lo segue lentamente un topone grigio che attraversa il salone. Urla dei commensali, valletti e cuochi con scope e bastoni che inseguono il malcapitato ospite che trova una via di fuga di certo a lui consueta. Sembrava quasi una scena preparata ad arte.
Alla città Bhavanagar abbiamo dedicato una rapida visita. Anche qui magnifici palazzi con balconcini in legno finemente intarsiati e istoriati naturalmente in sfacelo tra sporcizia e povertà.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, numero 182