Quando ho cominciato questo diario era il 14 marzo 2020, fino a ieri con la data non avevo mai scritto l’anno. La pandemia doveva essere un episodio limitato del tempo. Le notizie che giungevano da Wuhan in Cina, dove la cosa era iniziata, mostravano già i segni per un ritorno alla normalità pur avendo avuto una seconda ondata. Giorni fa ho visto un servizio televisivo con le strade di Wuhan piene di folla. Per noi, Italia e molte altre nazioni, il decorso pandemico è tutt’altro che in diminuzione, è un incubo che dilaga ovunque. Su cosa stiamo sbagliando? Perché in Cina la situazione è sotto controllo? Quali sono le differenze tra noi e loro? È un caso, il fato? È un diverso comportamento delle persone? È il regime totalitario che consente questo risultato? Qualcuno si è preoccupato di studiare la cosa da questo punto di vista? Non sto proponendo la dittatura sanitaria ma solo la valutazione, danni-benefici, di tali ipotesi.
Ecco che spunta in proposito un ricordo d’infanzia. Ero alla scuola di avviamento al lavoro, non si tralasciava lo studio della storia, oggi espulsa dallo studio specifico con conseguenze catastrofiche fra la nostra classe politica, il cui ministro degli Esteri ha posizionato Beirut in Libia! Rientriamo nel nostro discorso: il professore ci spiegava la storia della repubblica romana e sottolineava come in caso di pericolo, che solitamente era militare, le redini del governo erano date a un solo uomo fino alla scomparsa del pericolo. La cosa funzionava così bene che si trasformò nell’Impero, con le conseguenze anche nefaste che seguirono. Come voglio si capisca io non ho ricette, mi pongo solo domande. Da oggi dovrò inserire la data completa per distinguerla dalle precedenti.
Come da tradizione parliamo di auguri. Temo che alla luce dei fatti semplici auguri non bastino a cambiare il corso delle cose.
- Suggerirei di fare gli “auspici” , quei riti divinatori per imvocare le divinità ad avere pietà degli umani.
- Potremmo organizzare processioni rogatorie per invocare la benevolenza del Creatore. Da ragazzetto partecipavo alle rogazioni. Il parroco, con il seguito di chierichetti e campanari per la questua, anche in natura, passava tra i campi di casolare in casolare. Da adulto ho seguito una rogazione sull’Altopiano di Asiago.
- Oppure, più rusticamente, fare una danza al virus anziché della pioggia.
- O semplicemente pregare, magari insieme, perché da soli andiamo sicuramente a sbattere.
- E ancora avere maggior fiducia nella scienza che non è mai esatta perché soggetta all’evoluzione ma che rimane la principale risorsa dell’uomo per migliorare il suo vivere. Più volte ho sottolineato questo concetto in altri scritti.
Buon anno.